Fabio Campoli: basta egocentrismo, oggi la cucina esige concretezza
Nato cuoco e diventato divulgatore, l'eclettico volto noto del piccolo schermo traccia il bilancio di questo complicato periodo pungendo i cuochi che negli ultimi anni hanno puntato su estremismi e egocentrismi . Candidato al sondaggio di Italia a Tavola, si dice pronto a chiamare a raccolta i fan per arrivare più lontano possibile
08 gennaio 2021 | 12:46
di Piera Genta
Fabio Campoli
Oggi Fabio Campoli è un affermato consulente per aziende ed esercizi ristorativi italiani ed esteri, ideatore e organizzatore di grandi eventi, nonché editore, autore e conduttore di programmi televisivi e radiofonici, consulente per l’industria cinematografica per rievocare banchetti storici e vari scenari gastronomici e food designer. Sottile comunicatore, preciso, attento, curioso e soprattutto cordiale ed innamorato del proprio lavoro.
Nel 2000 la sua scelta poteva sembrare stravagante utopia, adesso si sente più imprenditore o cuoco?
Sono nato cuoco, diventato chef e poi diventato cuoco imprenditore. La cucina rimane la centralità del mio lavoro e sono supportato da un ottimo gruppo di collaboratori, una decina di persone con varie competenze a cui si vanno ad aggiungere le agenzie esterne. L’esperienza sulle varie reti televisive ha sicuramente agevolato il mio lavoro, proprio con le diverse esperienze ho costruito una professionalità differente.
Sulle vostre pubblicazioni non ho trovato da nessuna parte il suo inserimento nel nostro sondaggio eppure sta ottenendo molti apprezzamenti.
Faremo sicuramente un post nei prossimi giorni. Ho accettato di partecipare al concorso come un gioco, mi è spiaciuto molto aver ricevuto tante proposte di “acquisto” voti e mi chiedo: dove sta l’etica del partecipante?
Azioni Gastronomiche è una società che offre servizi a 360° alla ristorazione, come interpreta questo momento e come vede il futuro?
Mi piace definire Azioni Gastronomiche un’azienda giovane con 20 anni di esperienza. È una situazione tragica per il nostro settore, ma bisogna rimanere positivi, perché possono nascere nuovi stimoli. In questi ultimi anni ci siamo persi nell’egocentrismo, adesso è arrivato il momento di diventare concreti con una ristorazione commerciale attenta e di servire il cliente, di farlo sentire bene, non servire il proprio egocentrismo, senza estremismi, soprattutto per gli chef giovani.
Rimarrà spazio per le Stelle per quelle che se lo meritano. Occorre ridare valore al settore e a coloro che fanno questo mestiere con senso dell’ospitalità. Lo chef stellato è un artista. Per me andare da uno chef stellato è come entrare in una galleria d’arte, non significa solo mangiare, ma vivere un’esperienza, godere del suo talento, ti lascia un’emozione. E quando vado dallo chef stellato lo trovo in cucina non in giro per il mondo. Si sono persi i valori, troppa confusione tra chi fa comunicazione e chi la vera cucina.
Per quanto ci riguarda in questo ultimo anno abbiamo lavorato con grandi aziende agroalimentari come supporto al marketing ed alla comunicazione e nell’organizzazione di webinar. La nostra forza è quella di avere una grande vera cucina, un laboratorio creativo che si affaccia su due redazioni, studio fotografico, set televisivo. Produciamo molti prodotti e lavoriamo molto sul cibo che si vede dal photo shooting al video making allo styling. Di recente abbiamo curato alla realizzazione di alcuni set per l’ultimo film di Checco Azzalone.
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Alberto Lupini