Maietta, una vittoria condivisa «La forza del gruppo è fondamentale»

10 febbraio 2017 | 12:08
di Piera Genta
Piacevole conversatore, diretto, incisivo, sicuro, concreto. Grandi soddisfazioni professionali per Antonello Maietta, presidente di Ais, Associazione italiana sommelier, al suo secondo mandato. Classe 1960, nasce a Rimini, laureato all’Università di Pisa in Economia e commercio. Sommelier Ais a 19 anni, fondatore e primo presidente della delegazione di La Spezia nel 1983, presidente regionale nel 1990, nello stesso anno conquista il titolo di Miglior sommelier d’Italia e nel 1992 rappresenta l’Italia a Rio de Janeiro al Campionato del mondo dei sommelier.



Entra poi nella Giunta esecutiva nazionale dell’Associazione e diventa vicepresidente. Viene eletto presidente nel 2010. È autore di numerosi articoli e del volume “Vini di Liguria, VinidAmare”, con il quale ha vinto il Premio Bancarel’Vino 2009, organizzato annualmente dalla Fondazione Città del Libro di Pontremoli (Ms), come miglior libro sul vino.

Il sondaggio Personaggio dell’anno 2016 lo ha visto trionfare con 8.857 voti nella categoria dedicata ai professionisti dell’accoglienza e del servizio di sala, “Maitre, Sommelier e Manager d’hotel”.

Tra gli obiettivi del tuo secondo mandato l’impulso alla comunicazione del vino rivolta non solo ai professionisti. Ritieni che questa vittoria nel sondaggio di Italia a Tavola possa essere d’aiuto?
Sicuramente. Non la vivo come un successo personale, ma come vittoria corale del gruppo che sto guidando e a cui la dedico. La forza del gruppo è fondamentale.

Altro obiettivo l’avvicinamento e la collaborazione con altre organizzazioni. Come sta procedendo questo progetto?
Crediamo sia utile trovare dei punti di contatto con le istituzioni e con le altre associazioni del settore, anche se ogni organizzazione ha il proprio profilo radicato e strutturato. Un progetto faticoso perché per molti anni queste associazioni non hanno avuto obiettivi comuni, ma siamo convinti che laddove ci sono questi elementi dobbiamo lavorare insieme per il bene della sommellerie e del vino in generale.

Parlando di progetti faticosi, viene in mente anche il riconoscimento della professione di sommelier...
Crediamo che vada elevato il profilo, svecchiata l’immagine. Il sommelier non come personaggio “polveroso” della ristorazione, ma comunicatore a tutto campo. Oggi il consumatore è molto preparato ed esigente, ha necessità di interfacciarsi con un interlocutore competente ed affidabile. Rapporti con istituzioni come l’università Sant’Anna di Pisa e il corso di Cultura viticola ed enologica organizzato dall’Accademia italiana della vite e del vino sono fondamentali per arrivare ad avere un sommelier sempre più qualificato.

La recente presenza dell’Ais a Olio Officina Festival significa che la professionalità del sommelier si sta ampliando?
Si tratta di un progetto formativo per creare una cultura dell’olio che cerchiamo di mettere a sistema in tutta Italia. L’olio è un elemento poco considerato, nonostante abbiamo in Italia ottimi tecnici, non disponiamo di un interlocutore in grado di suggerire un olio adatto alle varie pietanze valorizzandone il contenuto. Da oltre 20 anni nelle delegazioni che si trovano nelle aree di produzione si organizzano dei mini corsi con un format locale. Quello che stiamo preparando invece è un corso di 10 lezioni identico in tutta Italia ed anche all’estero che partirà in primavera.



Le criticità che hanno segnato la tua campagna elettorale per il secondo mandato sono ormai un ricordo?
Direi proprio di sì. Abbiamo aumentato del 30% i soci malgrado si parlasse di pericolo imminente di separazione traumatica. Da poco meno di 30mila, oggi ci avviciniamo alla soglia dei 40mila.

Come vedi la figura del sommelier di domani?
Una professione aperta, dinamica, dedicata ai giovani. Una professione adatta alle donne, che hanno una grande sensibilità nei confronti delle percezioni organolettiche in generale. Un lavoro offre grandi opportunità, non legate solo alla ristorazione, anche se rimane l’ambito in cui si possono esprimere più facilmente le proprie doti. Non dimentichiamo che la figura del sommelier di scuola italiana è molto richiesta all’estero.


INTERVISTA FLASH
Il tratto principale del tuo carattere?
La diplomazia, con cui controllo il mio lato esuberante
Il tuo difetto maggiore?
La mia esuberanza, a volte irruenta
Il tuo pregio a cui tieni di più?
Onesta e lealtà
Il vino che preferisci?
Domanda veramente difficile. Sono tanti. Ma proprio perché ho mosso i miei primi passi come sommelier in Liguria, direi lo Sciacchetrà, raro, di limitatissima produzione, che richiede grande dedizione da parte dei produttori, tenace e problematico, ma soave a tavola
Il piatto che preferisci?
Trenette al pesto
Il tuo colore preferito?
Azzurro
Il tuo hobby?
La lettura e i viaggi
Il tuo sport?
La pallavolo, che ho anche praticato per un po’ di tempo
Il nome del tuo cane?
Non ho un cane
Se non vivessi a Milano dove vorresti abitare?
In una grande città cosmopolita, come New York
Lo scrittore che preferisci?
Andrea Camilleri
Il regista che preferisci?
Vittorio De Sica, mi piacciono molto i film d’antan

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Alberto Lupini


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