Il mondo della cucina in lutto Morto lo chef Vittorio Fusari

Era lo chef del Balzer di Bergamo; 66 anni, era ricoverato all’ospedale di Chiari (Bs), dopo essere stato colpito da un attacco cardiaco. Lombardo di Iseo, ha dedicato la sua vita alla passione per la cucina

02 gennaio 2020 | 08:41
È morto ieri sera Vittorio Fusari, 66 anni, chef di Iseo (Brescia). Vittima di un principio d’infarto a metà dicembre, Fusari stava per essere dimesso, quando nelle scorse ore le sue condizioni di salute si sono ulteriormente aggravate, fino al decesso. Nella giornata di Capodanno si erano rincorsi annunci e smentite della morte, creando molta emozione fra i suoi numerosi estimatori.


                                                                      Vittorio Fusari

Figlio di un ferroviere, avrebbe seguito probabilmente le orme del padre (cosa che peraltro aveva già iniziato a fare), se non si fosse innamorato della cucina. La passione per la Franciacorta lo aveva portato a dar vita all’osteria Il Volto di Iseo ( dove ave guadagnato una stella Michelin) e alla Dispensa Pani & Vini di Torbiato (Bs), in Franciacorta. «Il buon mangiare – diceva – avvicina le persone, aiuta a trovare punti di vista comuni, aiuta ad essere felici».

Dopo una parentesi di circa tre anni al Pont de Ferr di Milano, Fusari aveva accettato la scommessa di rilanciare il Balzer, locale storico di Bergamo, alla sua riapertura a fine marzo del 2018. Ma il suo lavoro è da sempre anche al di fuori delle cucine: promotore di Slow Food, la sua vocazione è infatti stata sempre quella di tramandare la sapienza millenaria della gastronomia italiana.

«Il cibo è ciò che ci permette di vivere – scriveva ancora di sé Fusari – e deve essere fonte di sostentamento quotidiano. Per questo ogni generazione ha il diritto e il dovere di far propria la tradizione per riadattarla alla vita di oggi. Riuscirci è una sfida, ma provare a farlo dando anche libera espressione alla creatività è ciò che mi fa amare questo mestiere. Ma per innovare davvero bisogna anche uscire dalle cucine».

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Alberto Lupini


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