Il mondo delle mense si unisce Un'associazione per sfidare la crisi

Anir è l'unione dei lavoratori del comparto che vogliono far valere le proprie richieste di aiuto alle istituzioni. Un modo nobile e virtuoso di compattarsi in un momento complicato. In ballo 32 miliardi di fatturato

15 giugno 2020 | 19:06
Ormai è chiaro a tutti come l’unione anche nel mondo del lavoro faccia la forza e sia uno degli strumenti più efficaci per andare avanti. L’alleanza anche tra competitor è un tabù ancora ricorrente, ma con il passare del tempo qualcosa sta cambiando. Non tutto, perché proprio in queste settimane così complicate per il mondo della ristorazione si è accesa una polemica sulla mancanza di unione tra i ristoratori che altro non farebbe che allontanarli dalla possibilità di far sentire la propria voce alle istituzioni ed ottenere gli aiuti sperati.


Anir è la nuova associazione di categoria

Ma, appunto, qualcosa si muove ed un buon esempio arriva dalla ristorazione collettiva o industriale quella che possiamo identificare nelle mense (aziendali, scolastiche, ospedaliere…). Gli attori di questo comparto infatti hanno fondato l’Anir, associazione nazionale imprese della ristorazione, che vede alla sua guida Massimiliano Fabbro in veste di presidente, e Gabriella Iacono per la carica di segretario generale. Entrambi già ricoprono ruoli di rilievo presso imprese e player del
settore.

L’obiettivo dell’associazione nazionale è di intraprendere un percorso della rappresentanza industriale per dare il giusto ruolo al settore della ristorazione collettiva esaltandone la valenza economica, sociale e di garanzia della qualità del servizio erogato sia in ambito pubblico sia in ambito privato.

«Anir - dichiara l’associazione - vuole ribadire il ruolo strategico della ristorazione industriale, porsi come interlocutore nei confronti delle istituzioni e degli stakeholder per consentire al comparto una quanto mai auspicabile ripresa a fronte delle crisi determinata dalla pandemia. I dati Istat parlano di un bacino di circa 800mila lavoratori, ed un fatturato che supera i 32miliardi di euro, ma che oggi è in grande difficoltà se consideriamo i segmenti più colpiti dall’emergenza. Il contraccolpo ricevuto dagli operatori delle mense aziendali (fatturati il calo del 68%) e scolastiche (in questo ultimo ambito i fatturati fanno segnare -94%) avrà delle conseguenze incalcolabili. Per questo serve un nuovo soggetto in grado di far comprendere l’attuale stato di crisi per ridisegnarne la ripartenza».

Un modo nobile di trovare la quadratura e far valere le proprie ragioni. Il settore del resto poco può farci in ottica mense scolastiche per via del fermo che dura da fine febbraio e che probabilmente si prolungherà fino a metà settembre o comunque fino al ritorno della campanella. Ma anche nel mondo del lavoro la ripresa sarà complicata. Il “nemico” principale è lo smart-working sempre più diffuso che porta gli italiani a pranzare in casa lasciando scoperte le mense aziendali. La voglia di condividere spazi con altre persone è sempre meno, soprattutto a tavola, e questo non fa bene al segmento. Condividere, all’interno dello stesso, richieste, problemi e obiettivi però è l’unico zoccolo duro da cui poter provare a riprendere la marcia.

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Alberto Lupini


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