Omicron ha messo in ginocchio il settore alberghiero

Il diffondersi della variante omicron tra fine autunno e inizio inverno ha causato una pioggia di cancellazioni che hanno messo in difficoltà hotel e ristoranti. Il governo dovrà rivedere i sostegni per il 2022

13 gennaio 2022 | 10:00
di Ezio Indiani

Anche quest’anno abbiamo passato il Natale in modo anomalo, con diverse restrizioni, ma in ogni caso meglio dello scorso anno. I ristoranti che sono rimasti aperti hanno lavorato abbastanza bene nonostante le diverse cancellazioni ricevute qualche giorno prima di Natale. Qualche ristorante che aveva preso un 15-20% di prenotazioni in overbooking verso metà dicembre ha di fatto riempito, nonostante le cancellazioni. Gli alberghi di città hanno sofferto molto e, nonostante le previsioni lasciassero all’inizio ben sperare, purtroppo verso fine novembre hanno iniziato a ricevere cancellazioni e visto crollare il volume di nuove prenotazioni.

Le prenotazioni per i primi mesi del 2022 sono molto poche e il “delta” è negativo. Tutto il mondo “Mice” (meeting, incentives, conferences, exhibitions) sta di nuovo ricevendo solo cancellazioni o riduzioni sostanziali degli eventi che già erano penalizzati dal distanziamento sia per le riunioni sia per il numero di commensali per tavolo. Nei primi tre mesi dell’anno l’unico evento che speriamo porti un po’ di lavoro è la moda donna di febbraio, anche se, con la situazione pandemica attuale, è possibile che gli stilisti tornino a sfilare in streaming e non in presenza penalizzando in questo modo tutti gli alberghi di Milano.

La variante Omicron ha di nuovo messo in ginocchio il mondo alberghiero. Le restrizioni che i vari governi hanno messo in atto recentemente colpiscono le persone intenzionate a viaggiare. Le cancellazioni di migliaia di voli in America, in Europa e in molte altre parti del mondo ne sono la conseguenza.

 

Se le condizioni di lavoro non miglioreranno velocemente, penso che il governo dovrà rivedere in che modo sostenere il mondo dell’ospitalità, ad esempio riproponendo la Cassa integrazione Covid per i dipendenti, abolendo l’Imu per il primo semestre 2022, riposizionando i crediti di imposta per la gestione delle spese legate alla pandemia, dando contributi a fondo perduto a tutte quelle aziende dell’ospitalità con fatturato superiore ai 10 milioni di euro (base 2019). Non dimentichiamoci infatti che nel 2020 e 2021 le aziende con fatturato superiore ai 10 milioni non hanno avuto alcun contributo a fondo perduto, nonostante un crollo del fatturato di oltre l’80% nel 2020 e del 50-60% nel 2021.

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Alberto Lupini


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