Ragunì: «Le competizioni della Nic? Alta cucina, fiducia e gioco di squadra»

La Nazionale italiana cuochi ha il vento in poppa e, in occasione del 29° Congresso Fic fa il punto della situazione, in vista della finale mondiale del Global Challange Chef di luglio

22 novembre 2017 | 16:48
Questo traguardo è anche merito di chi sta a capo della Nic da inizio 2017, Gaetano Ragunì: «Io porto con me un fardello, quello di aver ricevuto dai miei predecessori questo pacchetto, questa grande squadra che sta sempre facendo di più».

Con questo «fare di più», immediato è il riferimento alla vittoria alla semifinale del Sud Europea a Praga i primi di ottobre, per il Global Challenge Chef: «Noi ci siamo iscritti con tre categorie. Si tratta di un impegno non da poco, sia logistico che economico, eppure abbiamo fatto tripletta, abbiamo vinto in tutte e tre le specialità e ci siamo aggiudicati un posto alla finale mondiale a luglio». Non un risultato da poco questo, per la Nic: «Abbiamo avuto la fortuna e le capacità per ottenere questo importante risultato, di certo non andremo là per sprecarlo».



Un'occasione davvero importante per la Nic e per la carriera dei cuochi che ne fanno parte, Ragunì lo sa e, anzi, ci tiene a chiarire quanto conti davvero per un cuoco come lui questo genere di competizione: «Io ho fatto anche il Bocuse d'Or, la gara più importante per un cuoco, ho vinto la selezione italiana durante l'ultimo mandato di Gualtiero Marchesi. Ma se quella è la più importante, posso dire, a mio umile parere, che questa che la Nic sta affrontando oggi è la più completa».

Nella competizione che la Nic andrà ad affrontare a luglio, non solo il singolo piatto, il prodotto finale, verrà preso in esame, ma tutto il processo di preparazione, tutto quello che accade in cucina, tutto quello che dev'essere fatto per dare il meglio e allo stesso tempo salvaguardare il commensale, ogni giorno. Dall'hccp a come ci si deve comportare in cucina, «in questa competizione si guarda ogni cosa».

Una competizione insomma che non si basa esclusivamente su un cuoco e sul piatto, ma riproduce quello che quotidianamente avviene nelle cucine di un ristorante: «Si tratta del gioco più vero della brigata, dove lo chef si deve fidare dei capipartita, e i capipartita si devono fidare dei commis. Un gruppo di uomini che lavorano insieme, e ognuno si rende disponibile per fare ciò che gli riesce meglio».



Una prova non facile, una Nic che ci crede, talmente tanto da farlo quasi "senza alcun ritorno": «Noi chiaramente non viviamo di questo... Ognuno di noi ha il proprio lavoro. Strappiamo degli spazi alla nostra famiglia e al nostro tempo libero per allenarci». E i motivi, secondo Ragunì, sono almeno due. Il primo è la formazione: «Non avendo fatto da giovane tantissimi corsi, né fatto pratica in grandi accademie, in queste competizioni portiamo a casa, al nostro lavoro quotidiano, tendenza tecnologia e innovazione in cucina»; il secondo è, chiaramente, la visibilità, «quel po' che basta per fare anche altro nel mondo professionale».

E di visibilità la Nic ne avrà ben presto a Milano, quando si occuperà della ristorazione ad Artigianato in Fiera. «Quest'anno la Federazione italiana cuochi ha voluto fortemente che la Nic avesse un comparto dedito ad eventi e formazione. In prossimità di Artigianato in Fiera, la Fic si è chiesta chi meglio della Nazionale che rappresenta l'Italia nel mondo avrebbe potuto rappresentare il ristorante della Federazione in Italia? Noi raccoglieremo anche questa sfida».

Per informazioni: www.nazionaleitalianacuochi.it

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Alberto Lupini


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