Le regole della professionalità nel rispetto dei diritti umani

La nostra associazione ha delle regole professionali da rispettare nonostante permetta a tutti i soci di portare avanti il proprio stile con garbo e moderazione, in modo pacato, serio e professionale

08 febbraio 2019 | 08:28
di Ernesto Molteni
Recentemente ho assistito a una discussione sui social che toccava in modo errato il tema della discriminazione nell’ambito di un’associazione professionale. I tempi cambiano così come i costumi, i comportamenti, i linguaggi, i modi di pensare e di vedere le cose. Tutto ciò è coerente con l’evoluzione del genere umano, anche se poi analizzando bene le cose da un punto di vista storico si sa che alla fine ritorniamo sempre sui nostri passi e viviamo fasi cicliche di ritorno al passato.



L’argomento in questione riguardava in modo specifico un tema che il Comitato esecutivo nazionale di Abi Professional aveva preso in esame relativo al fatto che non potevamo far entrare in associazione soggetti con tatuaggi vistosi, piercing e divaricatori. Abbiamo deciso, vista la tendenza e la moda attuale, di essere tolleranti se c’è decoro, igiene e comunque evitando un certo tipo di eccesso. Qualcuno ha strumentalizzato la questione sui social definendoci un’associazione discriminatoria con scarsa apertura mentale e ferma al Medioevo.

Abi Professional rispetta i diritti dell’uomo, ma deve salvaguardare le regole professionali della propria attività, che sono comunque leggi nazionali ed europee. Tengo altresì a precisare che tutte le associazioni di bartender a livello europeo sono in linea con noi e con le leggi Haccp. Non vogliamo discriminare nessuno, ma chi decide di svolgere la nostra professione deve accettare le leggi sanitarie oltre che le regole deontologiche e psicologiche derivanti da esperienze secolari. Così fanno anche le forze dell’ordine, quelle militari, il personale medico e tutti coloro che svolgono mansioni a contatto con il pubblico.

Oltretutto siamo comunque tolleranti visto che abbiamo deciso di accettare quelli non vistosi e che mantengano un certo decoro. Alla fine siamo anche orgogliosi che se ne parli, così facendo lanciamo un messaggio che siamo a tutti gli effetti un’associazione professionale. Gli atteggiamenti “da Medioevo” non sono i nostri, ma quelli di coloro che non rispettano le leggi sanitarie e le regole professionali oltre che deontologiche, plasmandosi oltretutto - proprio loro - come gli uomini dell’era preistorica.

Questo argomento tocca tutte le associazioni di settore e sarebbe bene lanciare un messaggio chiaro ai giovani che vogliono intraprendere un mestiere di servizio o preparazione di alimenti. È ora che tutti sappiano che: 1) la legge ci impone una divisa da lavoro che dobbiamo indossare quando siamo in servizio e togliere quando finiamo; 2) i capelli e la barba devono essere curati e, se non corti, raccolti; 3) non possiamo lavorare con anelli, bracciali, orologi, divaricatori e piercing poiché portatori di batteri.

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Alberto Lupini


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