Ristoranti, strumento di salvaguardia dell’identità culturale e alimentare
Quando si parla di cibo, le statistiche dicono che gli italiani sono più legati alla cucina tradizionale, a casa come al ristorante. Gli chef troppo orientati all’innovazione dovrebbero riflettere su questo aspetto
25 gennaio 2019 | 08:55
di Roberto Vitali
Sì, perché - stando alle statistiche Fipe - gli italiani hanno poco tempo non solo per cucinare ma anche per mangiare: in media meno di mezz’ora al giorno viene dedicata al consumo dei pasti. Mangiare fuori casa, quindi, diventa un’occasione per riscoprire il valore del tempo: il ristorante come luogo per rilassarsi e godere il pasto più di quanto non si riesca a fare tra le mura domestiche. Ecco un motivo in più per i ristoratori per cercare di coccolare i propri clienti.
Quanto al legame di tipo culturale che gli italiani hanno nei confronti del cibo, la tradizione batte l’innovazione: il 64,4% del campione si definisce conservatore nella propria relazione con il cibo, mentre solo il 35,6% è orientato alla sperimentazione. Mi auguro che sia un motivo di riflessione per gli chef troppo innovativi, quelli che vanno giù forte con il frullatore.
Quanto agli acquisti alimentari, sono decisamente in crescita gli italiani che preferiscono prodotti rispettosi dell’ambiente: biologici o a km zero. Solo il 42% darebbe la priorità a prodotti made in Italy, una percentuale che si spera destinata a crescere, per il bene della nostra bilancia dei pagamenti e magari anche per il bene delle papille gustative e del nostro stomaco.
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Alberto Lupini