Ristorazione, non c’è ripresa Ci vuole un approccio nuovo

Nonostante il lockdown sia da tempo terminato, non si registra ancora un ritorno della clientela significativo. I locali sono stati abbandonati dalle istituzioni e ora devono cercare nuove strade

18 luglio 2020 | 10:42
di Antonio Di Ciano
Mentre si attende che l’emergenza coronavirus passi del tutto, si cerca disperatamente di prevenire un’altra emergenza, non meno grave, quella economica del settore enogastronomico e alberghiero. Il turismo, uno dei pilastri dell’economia nazionale con il suo 14% del Pil, è stato completamente bistrattato nella task force creata per studiare soluzioni ai pesanti risvolti nell’ambito dell’occupazione. Nessun tecnico del turismo è stato chiamato a far parte di questo gruppo di lavoro. È mancata la figura del professionista che avrebbe potuto trasmettere le conoscenze in materia di turismo in tutte le sue sfaccettature.



Il crollo nelle prenotazioni e il fiorire di cancellazioni e disdette verso l’Italia hanno fatto crollare il fatturato che ha raggiunto cifre irrisorie. Le misure per proteggersi dai contagi sono importanti, ma lo è anche una corretta informazione anti psicosi collettiva per proteggersi e tutelarsi dalle fake news. Misure che evidenziano paradossi e stranezze. Ristoranti e alberghi si svuotano perdendo denaro e mettendo a rischio posti di lavoro e interi indotti, mentre altre realtà come i mezzi di trasporto pubblici sono affollati non rispettando le distanze di sicurezza. Sembra che il virus viaggi con un metro in mano: in chiesa 1,5 m, al ristorante 2 e in spiaggia 4.



I “temerari” che hanno riaperto si sono trovati a fronteggiare la mancanza di turisti stranieri, le difficoltà economiche, la paura dei clienti di uscire di casa. Il calo degli incassi sfiora I’80%. Il risultato è che molti di coloro che hanno riaperto perdono più che a stare chiusi. Osservando le normative in materia di sanificazione e distanziamento, solo i ristoranti con spazi all’aperto riescono a rilento a sbarcare il lunario.

Ci auguriamo che, tra gli insegnamenti che possiamo trarre da questa crisi sanitaria, ci sia anche un nuovo approccio all’alimentazione, più consapevolezza e rispettoso degli uomini e della natura.

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Alberto Lupini


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