Come lo è stato il Vinitaly di Verona che con 125mila visitatori e 4.600 cantine ha mostrato l’effervescenza del mondo vitivinicolo. Al Salone ci si va per capire soprattutto le tendenze, i gusti, il mercato delle 186mila imprese italiane dell'industria del mobile che danno lavoro a 130mila addetti e che creano un fatturato di 23 miliardi di euro, il doppio del vino.
Una delle più riuscite invenzioni del capitalismo nostrano che non a caso con questa 58° edizione celebra anche i 500 anni della nascita di Leonardo al quale è dedicato anche il manifesto della rassegna: l'''Ingegno'' o il genio come lo è stato l'uomo da Vinci. Un salone da non perdere anche se per arrivarci bisogna armarsi di tanta santa pazienza perché metropolitana, autostrade e parcheggi fin dalle prime ore del mattino viaggiano all'insegna del tutto esaurito.
Il consiglio è di utilizzare comunque i mezzi pubblici: con 2,50 euro si arriva nel cuore del salone, seppur inscatolati come sardine. Ma, da non perdere - in parallelo - è il “Fuorisalone” che ho cercato di fissare in alcune istantanee. In una giornata (sperando nel bel tempo, cosa che non mi è toccata) si possono godere - gratis - le installazioni più originali - impreviste e imprevedibili - partendo da Brera per proseguire nelle vie del distretto diffuso Tortona, Isola, Bovisa e poi sui Navigli, al Parco Sempione, sulle sommità dei grattacieli delle sedi Regionali, all'Università Statale, alla Triennale dove è stato inaugurato il nuovo museo del Design 1946-81 e in piazza Duomo.
E appunto nel cuore di Milano vi è l'installazione che ha suscitato più clamore e interesse: la poltrona a forma di donna creata da Gaetano Pesce. Una sagoma enorme di otto metri, un'opera d'arte ispirata alla storica poltrona Up5&6 realizzata 50 anni fa , che vuole - o vorrebbe - raffigurare un corpo femminile infilzato da centinaia di frecce. «Rappresenta - a parere dell'artista - una metafora della violenza sulle donne». Anche questo è il Salone del Mobile dove “si respira sana cultura d'impresa” e qualche provocazione.
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Alberto Lupini