Sfida tra barman a colpi di Vermouth L'eccellenza piemontese è da sdoganare

Ci sono stati due vincitori alla competition svoltasi durante la 3ª edizione di Vermouth sul lago, organizzata da Cinzia Ferro. Naturalmente la barlady Francesca Carla Luoni, ma accanto a lei, anche il Vermouth stesso

26 settembre 2018 | 15:12
di Marco Di Giovanni
Ebbene sì. Perché lo scopo di Vermouth sul Lago non è soltanto quello di premiare l'abilità del barman, anno dopo anno, vincitore sugli altri concorrenti; l'obiettivo vero e troppo spesso sottaciuto è riconoscere al Vermouth la versatilità che gli è propria e che troppo di frequente non si trasforma da potenza ad atto.


I vermouth

Il Vermouth ha una tradizione lunga alle spalle, dalla metà del 1700 ad oggi è nato e rinato tante volte, nelle produzioni delle singole aziende, che siano piemontesi, francesi o addirittura calabresi (pochi sanno che comunità di piemontesi si sono trasferite al sud dando vita ad una produzione parallela di questo prodotto). All'artemisia, ingrediente essenziale nella sua preparazione, sono stati accostati altri aromi, altre erbe, diverse dosi di alcol e proporzionalmente di zuccheri. Il Vermouth è un mondo da scoprire, e Cinzia Ferro, barlady tra le più affermate ad oggi in Italia, nel suo Estremadura Café, ha voluto raccontarlo in un format avvincente attraverso l'abilità dei concorrenti.


I concorrenti con Cinzia Ferro

Dicevamo, Francesca Carla Luoni, lei la barlady, direttamente dal Luigia di Fribourg, che ha trionfato dopo la doppia serie di prove che ha visto gareggiare ben 11 esperti mixologist. Il suo drink, preparato all'Estremadura la mattina si chiama Chanel et Poudre: «Questo drink - ha spiegato alla giuria - è un omaggio al vermouth bianco e alla clientela per le quali questa tipologia di vino liquoroso fu creato, le donne. Di facile riproduzione e semplice bevuta, questo drink vuole reinterpretare in maniera moderna il classico vermouth da aperitivo: poco alcolico, costituito da una dose generosa di vermouth, ammorbidito da un bouquet floreale che con tre note aromatiche ben distinte (camomilla, lavanda e gelsomino) racconta tutta la bellezza del nostro territorio», il Piemonte.


1ª classicata: Francesca Carla Luoni

Niente da dire, in effetti: io e gli altri giurati in primis abbiamo sorriso dal momento della preparazione a quello in cui l'ultima goccia restava persistente in bocca prima di essere trascinata via per diventare un buon ricordo. Più che femminile, è bene descriverlo come estivo, fresco, adatto sì alla tanto immaginata donna borghese parigina seduta ad un bar verso le sei del pomeriggio, quanto però anche ai curiosi e agli amanti del Vermouth.


Chanel et Poudre, il cocktail vincitore di Francesca Carla Luoni

Francesca è stata anche fortunata, bisogna dirlo. Mi spiego: i partecipanti selezionati attraverso una ricetta proposta e vincente iniziano la competizione estraendo un Vermouth tra quelli messi a disposizione. Se il Vermouth scelto però è differente rispetto a quello originario in ricetta, essi possono anche essere costretti a dover stravolgere la loro ricetta o, addirittura, a crearne una ex novo in pochi minuti. Se Francesca ha trovato un Vermouth simile a quello da lei scelto (il suo cocktail aveva come base alcolica solo Vermouth, uno dry e uno bianco), il secondo classificato, Francesco Gattabria, non ha avuto la stessa fortuna.


2° classificato: Francesco Gattabria

Gattabria, bolognese acquisito - lavora al Barry's Irish Pub Leon Spagna - ma di origini calabresi, ha osato, combinando un Vermouth di buona dolcezza ad un Bitter Fabbri alle amarene e a un Amaro San Simone al gusto di Chinotto. Per riassumere il giudizio dato, si potrebbe dire "Quella semplicità che c'azzecca". Gattabria infatti ha creato un gusto intenso e semplice, di immediato appeal, appena si sorseggia il drink, ma anche pieno ed avvolgente. La sensazione, se si vuol trovare un paragone, è la stessa che dà un Negroni perfettamente eseguito a chi ne beve uno per la seconda volta.


3° classificato: Simone Stacchini

Simone Stacchini, da San Marino (Blu Lago Cafè Leasure il locale dove lavora) terzo classificato. La sua creazione nella prima degustazione è stata un long drink, nel quale alla base di Vermouth bianco sono stati aggiunti il Genepì, tipico liquore valdostano, dell'assenzio (che in comune con il Vermouth ha appunto l'artemisia), del Bitter al limone e dell'acqua tonica Thomas Henry. Un Vermouth Tonic all'artemisia.

I concorrenti sono stati giudicati sia la mattina, durante la preparazione, come spiegato di un cocktail a base Vermouth, sia nel pomeriggio, in un'uscita in barca, dove han dovuto fronteggiare prove di abilità incentrate sulla realizzazione di varianti accattivanti di drink blasonati, come il Martini Cocktail.


Cinzia Ferro e Corey Squarzoni

Mi riservo, quindi, la possibilità di fare i complimenti ad un barman che, pur non essendo entrato nel podio, merita di essere citato: Corey Squarzoni, giovane ribelle dal dietro-il-bancone dello Speakeasy Liquid Bar di Arona (No), ha creato un cocktail, La busta in viaggio, che attraverso i suoi ingredienti ha davvero ripercorso tutto il territorio e tutta la filiera di produzione Vermouth. Mostarda di mele, sciroppo di biscotti di Biella, due amari del luogo, il Mottarone e il Val Grande, e 3 vaporizzate di artemisia per chiudere. La presentazione poi, davvero intrigante: una fiaschetta, da viaggio appunto, data al cliente, il quale poi poteva versare il cocktail ultimato direttamente in una coppa d'argento. Seppur il cocktail non meritasse il primo posto, l'intenzione del barman è stata davvero notevole e la preparazione così ragionata merita appunto un applauso.

Naturalmente questa attenzione alla competizione nulla vuole togliere all'uscita in barca, un viaggio all'avventura in compagnia dei barman e della loro abilità nella mixology. Non vuole nemmeno screditare il crescente numero di visitatori che hanno calcato il lungolago di Suna, a Verbania, degustando Vermouth di qualità, più o meno noti al grande pubblico, assaporandone dettagli e differenze. Questa attenzione vuole portare avanti la stessa idea che Cinzia Ferro desidera  promuovere: la versatilità del Vermouth, il suo adattarsi agli ingredienti più svariati, divenendo così - magari un giorno - base sdoganata e forse irrinunciabile per i long drink after dinner. E chi lo sa, magari proprio come le nuvole del mattino di domenica 16 settembre hanno lasciato il posto al sole per l'inizio della manifestazione ufficiale, alle 16.30, magari anche la nebulosa che avvolge il Vermouth sta per dipanarsi e lasciare che il vino liquoroso brilli in tutta la sua varietà, potenza, versatilità e diventi così principe dei banconi del bar dopo cena.


La giuria

I concorrenti
Anche gli altri concorrenti, tuttavia, meritano un loro spazio: da tutta Italia hanno affrontato una competition che è iniziata con la passione per il proprio lavoro e per l'eccellenza del vermouth ed è culminata in ricette che nessuno disdegnerebbe se proposte al banco in una sera di full immersion nel mondo della mixology.

Renzo Bussi, Aosta, ha realizzato la sua ricetta con il Vermouth Antica Formula di Carpano, riprendendo l'antica tradizione della Grolla, tipica valdostana: si dice infatti che questo particolare calice, denominato Coppa dell'amicizia, non debba essere mai poggiato finché non se ne è finito il contenuto.


Renzo Bussi

Il barman Dario Dal Vento, torinese, impegnato dietro al bancone dello Sky Bar Hotel La Palma, alla sua prima competizione, ha declinato il Vermouth Rossi d'Angera in una versione tutta orientale, tanto che il cocktail è stato servito in tazzine giapponesi. L'idea ha voluto rendere omaggio ai turisti che, provenienti dall'Oriente, si affacciano per la prima volta a questa tradizione, trovandola "familiare".


Dario Dal Vento

Giovanni Dispinzeri, barman del Giangi Bar di Santhià (Vc), ha proposto il suo Da Washington a Torino. Una rivisitazione del Collins in chiave piemontese, la cui preparazione è stata addolcita da una simpatica storiella sul viaggio infracontinentale di un certo "Gino". Il Vermouth alla base del cocktail era Vandalo.


Giovanni Dispinzeri

Francesco Drago, dall'Acquamarena di Vadamassima (Ba), si è distinto per una mixology ragionata e tecnica, protagonista il Vermouth extradry Carlo Alberto. La sua ricetta originaria era Stile Italiano, quella portata di fronte alla giuria è stata una curiosa ma vincente reinterpretazione


Francesco Drago

Matteo Esubi, barman professionista freelance di Bernareggio (Mb), ha avuto a che fare con il Vermouth di Torino firmato Cocchi, utilizzandolo in un drink, il Camilla Bis, che parla piemontese: i prodotti scelti, come il miele di castagno, avevano come scopo quello di raccontare la Regione di appartenenza del Vermouth.


Matteo Esubi

Dal Remembeer di Pinerolo (To), Marina Milan ha costruito attorno al Vermouth del Professore un cocktail ricco di ingredienti ma equilibrato, dal lampone alla zucca, dal pompelmo alle mele. Indubbiamente, nel servizio e nella presentazione, il tocco di una barlady esperta.


Marina Milan

Ad aver dovuto rivisitare totalmente la sua ricetta causa ripescaggio anche Paolo DeMichelis, dal T-Ristoro di Alba (Cn). Fermo, deciso e sicuro, ha realizzato un cocktail valorizzando con 5 cl il Vermouth di Baldino.


Paolo DeMichelis

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