Storia del vino tra i banchi di scuola In Senato arriva un disegno di legge

24 marzo 2016 | 17:12
di Mariella Morosi
«L'Italia è la patria del vino. Tutta la nostra storia si intreccia con quella della vite e del vino in senso culturale, economico e sociale ed è venuto il tempo di recuperare la consapevolezza della nostra identità». Lo ha detto il senatore Dario Stefàno (nella foto) al convegno alla Sala Nassirya di Palazzo Madama organizzato per annunciare la presentazione del disegno di legge (ddl 2254) che porta la sua firma per introdurre l'istituzione dell'insegnamento obbligatorio della disciplina “Storia e civiltà del vino” nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado.



Sono intervenuti, appoggiando pienamente l'iniziativa, Attilio Scienza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Riccardo Cotarella, presidente dell'Assoenologi, Isabella Marinucci della Federvini e Paolo Castelletti dell'Unione italiana vini. «Questo Il ddl - ha detto Stefàno - nasce dal mio vissuto, dalla mia esperienza di assessore regionale della Regione Puglia, poi da Coordinatore degli assessori all'agricoltura e ora da legislatore. Questo è un momento molto importante per il vino, la voce più importante del nostro agroalimentare. Ma non vogliamo agire sulla formazione tecnica che già viene effettuata negli istituti, ma sulla cultura, su una formazione di base anche in grado di recuperare il legame con il territorio dove il vino nasce».

Un tema, quello del vino che non deve essere solo per gli addetti ai lavori, come hanno sottolineato i relatori. «Era ora che si arrivasse a questa proposta su un settore - ha detto Attilio Scienza - che in Francia è regolato da una legge dal '91, in senso positivo e negativo. Bere è una responsabilità che va comunicata. In Italia abbiamo concentrato l'attenzione solo sul grado alcolico del vino, con quello che ne consegue. In Francia non è stata fatta pubblicità al vino, ma ai suoi valori. Con camion attrezzati è stato spiegato ai ragazzi come si fanno il vino e i distillati e, attraverso esperienze sensoriali, come si degustano. L'iniziativa ha avuto una ricaduta formidabile. Ma noi abbiamo una responsabilità in più: dobbiamo trasmettere l'idea anche il vino è un fondamento della dieta mediterranea. Va riportato a tavola in famiglia. Altrimenti ecco lo sballo del fuori caso con i superalcolici».



Tutti d'accorso che il vino debba essere non solo una gratificazione fisica ma culturale. Per Riccardo Cotarella quello italiano rappresenta come nessun altro prodotto il nostro Paese nel mondo ed è bene comunicarlo a scuola, perché così si comunica anche il valore di bere con intelligenza e moderazione.

«In Italia - ha detto Cotarella - ci sono più vini che campanili. Una ricchezza tutta nostra con una trasversalità territoriale varietale che non ha paragoni altrove. Attualmente si riscontra una crescita del livello culturale di chi lo gusta perché è un prodotto che si approccia prima con la mente e poi con i sensi» . Il sostegno del mondo dei produttori all'iniziativa di Stefàno è stato espresso da Isabella Marinucci di Federvini mentre Paolo Castelletti dell'Unione Italiana Vini ha sottolineato come il ddl possa vere una doppia azione: la promozione del patrimonio storico e sociale e il contrasto di fenomeni distorsivi».

Già in tempi brevi lo studio della nuova materia potrebbe essere introdotto in fase sperimentale e con un percorso interdisciplinare in alcune regioni.

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Alberto Lupini


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