Truffa e diffamazione in rete La via legale non sempre è praticabile

Nell’Horeca chi lavora onestamente ha poche armi da usare quando qualcuno diffonde sui siti di informazione turistica notizie false o che offendono la loro reputazione . Sporgere querela e portare avanti un contenzioso penale verso un non ben identificato soggetto può non essere semplice né economico

01 novembre 2018 | 09:07
di Simonetta Verdirame
Il direttore Alberto Lupini nel suo recente editoriale dal titolo “Una rondine non fa primavera e una sentenza non ripulisce il Gufo” si riferiva alla sentenza del Tribunale di Lecce che ha condannato il titolare della PromoSalento a 9 mesi di reclusione e al pagamento della somma di 8.000 euro per spese e danni, per aver venduto una serie di recensioni false, redatte allo scopo di far incrementare la popolarità di diverse attività su TripAdvisor e farle salire in classifica o anche per far calare in classifica altri concorrenti.



Questa sentenza, sicuramente molto importante, riguarda però, un caso molto grave di truffa reiterata negli anni e diffusa nel territorio che non poteva passare inosservata senza che anche TripAdvisor intervenisse collaborando nelle indagini e costituendosi parte civile. La truffa, infatti, è il tipico delitto fraudolento contro il patrimonio, è la frode per eccellenza. L’enfasi espressa dal general manager di TripAdvisor quando ha diffuso la notizia è, pertanto, sicuramente condivisibile, ma un portale così importante, conosciuto e seguito nel mondo - anche per tutelare la sua propria credibilità, oltre che i suoi iscritti - dovrebbe mettere altrettanto entusiasmo nel difendere gli esercenti anche da un altro reato: la diffamazione.

Sarebbe auspicabile che la recente sentenza faccia breccia e sensibilizzi soprattutto TripAdvisor e portali simili a mettere in atto politiche di trasparenza verificando che chi recensisce abbia veramente cenato o soggiornato in quella determinata struttura e faccia riflettere chi di dovere sull’opportunità di abolire l’anonimato di chi scrive: Airbnb, portale di affitti di case per brevi periodi, per esempio lo fa.

“Non possiamo farcela da soli... Insieme possiamo fare ancora di più”, scrive a tutti gli utenti il general manager di TripAdvisor, e indica una mail dedicata (paidreviews@tripadvisor.com) dove raccogliere segnalazioni di recensioni sospette. Per iniziare, dunque, non solo se ritenete di aver subito una truffa ma anche se avete ricevuto una critica diffamatoria, mandate una mail all’indirizzo indicato da TripAdvisor. Come hanno detto loro: “Insieme possiamo fare ancora di più”... mettiamoli alla prova!

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Alberto Lupini


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