Roberto Valbuzzi: Per ripartire servono certezze. Noi disposti anche a dimezzare i posti in sala

Il noto chef e giudice tv racconta della situazione al suo ristorante Crotto Valtellina in provincia di Varese: Lavoriamo solo con l’asporto, ma siamo agli sgoccioli. Basta con i continui apri e chiudi

23 gennaio 2021 | 12:14
di Renato Andreolassi
Il 2020? «È stato l'anno più bello della mia vita perché è nata mia figlia». Roberto Valbuzzi, giudice di Cortesie per gli ospiti e chef del Crotto Valtellina di Malnate (Va), in gara nel secondo turno del sondaggio Personaggio dell’anno dell’enogastronomia (per votare clicca qui) – Categoria Opinion leader, non ha dubbi sul terribile periodo appena trascorso.


Roberto Valbuzzi (Fonte: Cronaca Social)

Il sondaggio: un modo diretto per arrivare alla gente
«Il vostro sondaggio – sottolinea - sicuramente permette di mettersi in gioco a livello personale e lavorativo. Si entra in un gruppo di operatori selezionati e di alto livello. È la quarta volta che partecipo come opinion leader: è sempre piacevole e è un modo diretto per arrivare alla gente. Un suggerimento: la rete va monitorata per evitare strane proposte di società estranee al sondaggio. Vale la pena, comunque, di essere della partita».

A parte la grande soddisfazione per essere diventato papà, Valbuzzi ribadisce di aver lavorato tantissimo nei mesi pre-lockdown.

Per ripartire servono certezze
«Il problema più importante ora - rimarca, con forza- è quello di avere certezze per noi e per le venti persone che sono alle nostre dipendenze. Dobbiamo assolutamente tornare a essere sereni e tranquilli. L'alternativa è il blackout totale e le prospettive non sono rosee. Siamo pure disponibili a ridurre i posti in sala».

Lavoriamo solo con l’asporto, ma siamo agli sgoccioli
Appunto, sul futuro Valbuzzi mette le mani avanti. «È necessario-dice - un equilibrio lavorativo. Basta apri e chiudi! Se noi ci fermiamo va a rotoli, ad esempio, anche la filiera agricola. La situazione è al limite. A novembre abbiamo terminato l'attività abbastanza bene, adesso stiamo lavorando solo con l'asporto, ma siamo agli sgoccioli. La cucina, quella vera, si gusta a tavola, perché l'esperienza culinaria è da condividere. Non a caso, come si suole dire, le grandi decisioni della storia sono state prese con i piedi sotto la tavola».
E sul 2021, lo chef varesino vede un bel tricolore: «Bianco, rosso e verde, per riprendere l'attività con una visione lungimirante. Vogliamo un sole pieno, e tanta serenità per tutti».

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