Alimentazione, anche l’acqua fa la sua parte: come scegliere quella più giusta

Le varie tipologie di acque minerali si differenziano in base alla quantità e alla tipologia di sali minerali disciolti in esse. La differenza la fa anche la presenza e la concentrazione dei singoli sali minerali

27 aprile 2021 | 07:30
Bere acqua, il miglior modo per idratare il nostro organismo. Gli esperti lo dicono sempre più: bisogna bere spesso, senza aspettare di avere sete. E bisogna anche saper scegliere l’acqua che si beve, perché non sono tutte uguali tra loro, come spiega la dottoressa Sabrina Oggionni, dietista di Humanitas Gavazzeni Bergamo, in un articolo di Humanitas Salute che pubblichiamo.




Quando si beve acqua si tende a preferire quella fresca. La temperatura può comportare benefici differenti per il nostro organismo?
No, l’acqua fresca ha la stessa capacità d’idratazione di quella calda, anche se ci appare più dissetante. È una situazione dovuta alla stimolazione dei recettori del freddo presenti sulla mucosa orale, che provoca una sensazione di piacere e di estinzione della sete ancor prima dell’ingestione del liquido. Ma gli effetti idratanti per il nostro organismo, è bene ripeterlo, sono gli stessi.

In generale meglio bere l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?
Se l’acqua del rubinetto è “testata” e considerata potabile, può essere bevuta tranquillamente. Bene fanno in genere anche le acque minerali naturali in bottiglia, siano esse lisce, gassate o effervescenti in modo naturale. Tenendo presente, però, che non sono tutte uguali, ognuna di esse ha caratteristiche specifiche, che possono essere utili da tenere in considerazione al momento del loro acquisto.

In che cosa differiscono tra loro le acque minerali naturali?
Le varie tipologie di acque minerali si differenziano in base alla quantità e alla tipologia di sali minerali disciolti in esse, valori che sulle etichette vengono indicati nella voce “residuo fisso”, che corrisponde alla quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua fatto evaporare a 180°. La differenza la fa anche la presenza e la concentrazione dei singoli sali minerali disciolti, per cui ci possono essere acque calciche (con un contenuto di calcio maggiore di 150mg/L), bicarbonate, sodiche, fluorate o ferruginose.

In riferimento al loro residuo fisso, come vengono classificate le acque minerali naturali?
Quelle che contengono minori quantità di sali minerali, meno di 50 milligrammi per litro, vengono definite “minimamente mineralizzate” e sono considerate acque leggere che favoriscono la diuresi e facilitano l’espulsione di piccoli calcoli renali. Quando il contenuto di sali è maggiore ma non supera i 500 milligrammi per litro si parla di acque oligominerali, ottime per la tavola e adatte a essere bevute quotidianamente anche grazie al fatto che contengono poco sodio e per questo svolgono un’ottima azione diuretica. Le acque minerali hanno un residuo fisso compreso tra 500 e 1.000 milligrammi per litro e per questo si consiglia di non berne in quantità eccessive, cioè circa un litro al giorno, mischiandole con le acque oligominerali. Infine, ci sono le acque ricche di sali minerali, quelle che ne contengono quantità oltre i 1.000 milligrammi per litro, che non devono essere consumate come acque di tutti i giorni ma devono essere bevute solo a scopo curativo e su consiglio medico.

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Alberto Lupini


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