La carne aiuta le cure contro il tumore Sì a 500 g di rossa a settimana nella dieta

Contro la diceria per la quale la carne fa male alla salute arriva la tesi di Paolo Marchetti, ordinario di oncologia all'Università di Roma "La Sapienza”, che spiega come la carne faccia bene ai soggetti con tumori

28 giugno 2018 | 11:58
L’aggiunta di proteine liofilizzate alla dieta dei pazienti oncologici migliora infatti la massa muscolare e fa diminuire la tossicità della chemioterapia. Lo dimostra un recente studio presentato dal gruppo di lavoro di Paolo Marchetti, che ha tenuto una lectio magistralis sul tema, nella sede della Cia e promossa insieme con Uniceb e CittadinanzAttiva.



Lo studio condotto su 220 pazienti affetti da neoplasia della mammella o del colon - retto mostra anche una marcata riduzione della tossicità delle chemioterapie nei pazienti che hanno assunto proteine vegetali. Aggiungendo nella dieta latte e carne - ha sostenuto Marchetti - non solo si migliora la qualità di vita dei pazienti, ma si consente agli oncologi di far aderire in modo più preciso ai trattamenti e di controllare meglio la malattia. Prossimo passo verificare se ci sono degli ulteriori miglioramenti della massa muscolare nei pazienti che, oltre ad assumere le proteine, svolgono un’attività fisica costante.

«In prospettiva - ha sostenuto l’oncologo - cercheremo di trattare tutti i pazienti con queste proteine distinguendo tra quelli che ricevono solo proteine e quelli che fanno anche attività fisica per capire se c’è un ulteriore vantaggio. La seconda parte dello studio dovrebbe partire a fine giugno. La ricerca ha offerto l’occasione di analizzare gli scenari futuri cui apre una scoperta del genere, che si contrappone ai luoghi comuni sul consumo di carne e proteine animali».
 
La carne rossa non è un alimento da demonizzare, nell'ambito di una dieta sana, nemmeno nei pazienti oncologici. Fino a 500 grammi a settimana di carne rossa non processata e cotta in maniera adeguata (non alla brace, al forno o ancora meglio se cotta a basse temperature) e conservata in maniera adeguata sono un supporto nutrizionale più che adeguato per tutti e nei pazienti oncologici che affrontano un percorso così complesso.


Paolo Marchetti

Secondo Marchetti «più del 60% dei pazienti oncologici in prima visita presenta un quadro di malnutrizione e questo ha influenze particolarmente negative sulla qualità e la capacità di tollerare le cure». Uno studio dell’Asco (congresso dell'American Society of Clinical Oncology) ha valutato l'importanza di un supporto nutrizionale legato alle proteine anche per ridurre la tossicità delle cure. L'impatto delle carni rosse sui tempi di tolleranza ai trattamenti sarà, a settembre-ottobre, oggetto di uno studio con la Fondazione per la medicina personalizzata alla Sapienza.

«La demonizzazione è frutto - ha evidenziato Marchetti - di una lettura superficiale di lavori che davano alcune evidenze ma non così significative, legare la carne al rischio aumentato di tumore del colon retto di circa 38% quando fumare sigarette aumenta il rischio di tumore del polmone da 3mila a 5mila volte, è una cosa diversa».

Importante è anche il percorso della filiera. «Stiamo lavorando - ha spiegato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia - attorno a un progetto che ci permetterà di produrre sempre di più animali nati, allevati e lavorati in Italia. Anziché acquistare un milione di capi bovini dall'estero come stiamo facendo in questi anni se riuscissimo a ridurre di due trecentomila unità la dipendenza dall'estero sarebbe un vantaggio non solo economico ma sociale e ambientale».

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Alberto Lupini


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