Il Namastè contro il Coronavirus Dall'India il saluto "più salutare"
Tanti modi per salutarsi nel mondo. Non c'è solo il ciao o la stretta di mano. Se non possiamo baciarci in pubblico per timore di contagi, possiamo comunque essere empatici ed esprimere positività . Diventa quindi un'ottima alternativa abituarsi ad usare il saluto tradizionale con le mani giunte al posto della stretta di mano
Una star di Bollywood, l'attore Anupam Kher, ha postato un video su Twitter in cui raccomanda il Namastè: «E' igienico, amichevole e focalizza le tue energie: Provalo». In tantissimi hanno condiviso e rilanciato il suggerimento, compreso il noto giornalista Gaurav Sawant del canale tv India Today TV.
Of late I am being told by lots of people to keep washing hands to prevent any kind of infection. I do that in any case. But also want to suggest the age old Indian way of greeting people called #Namaste. It is hygienic, friendly & centres your energies. Try it. ???? #caronavirus pic.twitter.com/ix7e6S8Abp
— Anupam Kher (@AnupamPKher) March 3, 2020
Molto diffuso nello yoga, il saluto indiano con le mani giunte deriva il nome dalla fusione fra le parole Namas (saluto, inchino) e Te (a te).
Il Namastè è molto in voga fra i giovani occidentali, anche perché è una forma molto diffusa in tutta l’Asia ed è quindi facile che possa essere utilizzata al posto degli imbarazzanti ammiccamenti della mano alzata, che qualche nostalgico potrebbe spingere verso l’alto. In realtà nel mondo ci sono tanti tipi di saluti, che i viaggiatori hanno imparato a conoscere negli anni. A volte bastano dei semplici gesti per evitare di sapere come salutarsi in tutte le lingue del mondo. Senza dimenticare che è anche una forma di galateo.
Del resto come non ricordare che ci si saluta in tutto il mondo con “Ciao” o “Hello”, né va per la maggiore l’agitare la mano in aria. I musulmani si salutano con “As-salam alaykom” (“che la pace sia con te”). Ogni paese e ogni cultura ha il modo di dimostrare simpatia o rispetto. Rifacendoci al sito opodo.it ne ricordiamo qualcuno, avvertendo che, comunque, alcuni sarebbe da evitare in tempi di coronavirus (o di altre epidemie ben più gravi).
Tibet: Tirare fuori la lingua
I tibetani mostrano la lingua per salutare le persone. Sono anche soliti unire le loro mani e posizionarle sul petto per mostrare che “vengono in pace”. Cominciarono a salutarsi così per provare che non erano la reincarnazione di un re crudele del IX secono che si narrava avvesse la lingua nera.
Saluto tibetano
Filippine: Mano
Nelle Filippine le persone anziane vengono salutate prendendo la loro mano e posizionandola sulla propria fronte, chinandosi dinnanzi a loro. Questo gesto viene chiamato “Mano” e dimostra rispetto e riverenza nel Paese piò cattolico dell’Asia.
Giappone: Inchino
Le persone si salutano tra di loro con un inchino, in Giappone. L’ampiezza e la durata dell’inchino dipendono dalla persona che si sta salutando. Non ci si deve proprio prostrare, se non di fronte all’Imperatore, ma piò ci si china, più l’interlocutore capisce che è rispettato od omaggiato.
Inchino giapponese
Oman: Baci con il naso
In Oman, gli uomini spesso si salutano sfregando i loro nasi l’uno contro l’altro.
Nuova Zelanda: Hongi
La tradizione Maori per salutarsi, nota come “Hongi”, è simile a quella dell’Oman ma qui anche le fronti entrano in contatto e le due persone si guardano dritte negli occhi.
Saluto Maori
Malesia: sfiorare le dita
In Malesia sono le dita delle mani ad entrare in contatto e poi le proprie mani vengono portate al cuore. Questo gesto simboleggia che le persone si salutano dal profondo del loro cuore.
Groenlandia: Kunik
Si appoggiano il naso e il labbro superiore sulla guancia o sulla fronte dell’altra persona e si inspira.
Tailandia: Wai
In Tailandia le persone si salutano unendo le mani come in preghiera e inclinando leggermente la propria testa in avanti.
Botswana: Stretta di mano
Si porta in avanti il proprio braccio destro, si appoggia l’altra mano sul gomito destro e si stringe la mano dell’altra persona; si incrociano i pollici e si torna alla posizione iniziale dicendo “Lae kae?” (“Come stai?”). Complicato.
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Alberto Lupini