Narcolessia, basta segreti Le cause nella cancellazione di ipocreatina

È una malattia poco conosciuta che qualcuno la scambia per leggenda ma che per la scienza ormai non ha più lati oscuri: la narcolessia, caratterizzata da incontrollabili attacchi di sonno

17 gennaio 2019 | 17:19
Secondo una recente scoperta alla sua origine ci sarebbe la cancellazione di un messaggero chimico nel cervello da parte delle cellule del sistema immunitario. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve alla ricerca condotta in Svizzera da ricercatori italiani ed è il risultato della collaborazione tra l’Istituto di ricerca in Biomedicina di Bellinzona (affiliato all’Università della Svizzera italiana), il Politecnico di Zurigo e il Dipartimento di Neurologia dell’Inselspital di Berna.



Ha commentato il tutto Vincenzo Tullo, neurologo di Humanitas, in un articolo pubblicato su Humanitasalute che qui riportiamo integralmente.


La sonnolenza è la condizione in cui si ha sonno durante il giorno e può portare ad addormentarsi in situazioni inappropriate e in momenti inopportuni. Questo eccessivo sonno diurno può essere il sintomo di un riposo non adeguato associato a lavoro su turni, depressione, stress, ansia, ma anche problemi fisici come dolore cronico, diabete, alterazioni dei livelli di sodio, narcolessia, apnee del sonno, ipotiroidismo, ipercalcemia o all’assunzione di alcuni farmaci (come antistaminici o tranquillanti).

Il neurotrasmettitore chiamato ipocretina, coinvolto nella regolazione del ritmo sonno-veglia, viene cancellato perché i neuroni che lo producono vengono attaccati dalle cellule immunitarie chiamate linfociti T. I ricercatori lo hanno scoperto analizzando, in pazienti affetti dalla narcolessia, la presenza di cellule del sistema immunitario, i linfociti T, che riconoscono l’ipocretina e che possono uccidere direttamente o indirettamente i neuroni che la producono.

«Grazie all’impiego di nuovi metodi sperimentali siamo riusciti a identificare i linfociti T specifici per l’ipocretina quali responsabili di questa malattia - ha spiegato Federica Sallusto, dell’Istituto di ricerca in biomedicina -. Questi linfociti autoreattivi possono causare un’infiammazione che porta al danno neuronale o addirittura uccidere i neuroni che producono l’ipocretina. Bloccandoli nelle prime fasi, si potrebbe prevenire la progressione della malattia».

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Alberto Lupini


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