Olio di palma anche nei prodotti bio Attenzione alle informazioni in etichetta

19 dicembre 2016 | 16:26
La credenza comune vede l’olio di palma come ingrediente “diabolico”, e i prodotti biologici come “salvezza” da tutte le impurità presenti in quello che arriva sulle nostre tavole tutti i giorni. Eppure tra queste due tendenze tutte moderne c’è una relazione. In particolare lo spiega l’articolo di Humanitasalute che riportiamo integralmente di seguito.




Olio di palma e prodotti biologici: esiste una relazione? Sì. Alcuni prodotti biologici contengono olio di palma perché la legislazione lo permette e perché l’olio di palma è un grasso che, anche nell’industria dei prodotti biologici, ha una buona resa in termini di morbidezza dei prodotti, resistenza all’ossidazione, gusto e stabilità termica, oltre a costare di meno rispetto all’olio di girasole o all’olio extravergine di oliva.
 
Quando però si parla di prodotti biologici noi consumatori siamo portati a ritenere che, trattandosi di prodotti preparati con ingredienti che non fanno male alla salute, sono rispettosi dell’ambiente e pertanto non contengono pesticidi ma neppure additivi, coloranti, conservanti o prodotti della raffinazione chimica, siano preferibili rispetto ad altri prodotti non biologici, spiega Daniela Lucini, responsabile della sezione di Medicina dell’esercizio e patologie funzionali dell’ospedale Humanitas. La grande confusione però si pone quando siamo portati a credere che un prodotto sia sano solo perché sulla confezione sono riportate diciture come “biologico”, “vegano” o “naturale”.
 
L’Eufic (European food information council) inserisce l’olio di palma con il suo 49% di grassi saturi, cioè quelli dannosi per la salute del cuore, dopo l’olio di cocco che ne contiene il 92%, l’olio di palmisti o di semi di palma (84%), il burro (66%) e il burro di cacao (62%). Questo significa che anche i prodotti biologici realizzati con olio di palma così come con burro o altri grassi saturi, devono essere consumati con moderazione perché possono essere dannosi per la salute. In più, secondo il Ccpb, ovvero l’organismo che certifica i prodotti biologici, le aziende bio possono usare olio di palma nei prodotti biologici solo se l’olio è certificato biologico, e quindi se per l’impianto dei palmeti non è stata distrutta la foresta primaria. Il fatto di trovare in etichetta olio di palma biologico quindi non indica che faccia meno male ma fornisce al consumatore l’informazione sull’impatto ambientale della sua coltivazione.

Inoltre l’olio di palma utilizzato nei prodotti biologici viene talvolta riportato sull’etichetta come “olio di palma grezzo o integrale” oppure “olio di palma rosso vergine”: in assenza di sofisticazioni alimentari e cioè se l’olio non è colorato artificialmente, secondo Eufic si tratta di olio di palma non raffinato chimicamente, di colore rosso grazie all’alto contenuto di carotenoidi di cui sono ricchi peraltro anche tutti gli altri oli vegetali meno ricchi in grassi saturi. L’olio di palma grezzo o integrale, oltre al colore rosso che conferisce ai prodotti biologici in cui viene utilizzato, ha anche un sapore che lo rende poco gustoso per la grande industria alimentare che pertanto ne preferisce la versione raffinata, sbiancata, inodore e insapore.

Quanto detto fin qui però vale anche per altri oli vegetali che, se non usati correttamente possono risultare dannosi anche se biologici e usati per la produzione di prodotti biologici. Per esempio, se l’olio extravergine di oliva viene cotto o fritto risulta dannoso per la salute così come l’olio di girasole, di mais o di soia spesso usati in alternativa al più costoso e saporito olio extravergine di oliva e di cui bisogna prestare attenzione soprattutto alle temperature di cottura.

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Alberto Lupini


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