Contro la sindrome della fatica cronica “dosi” graduali di attività fisica

Nel Regno Unito, presso la Queen Mary University di Londra, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio su circa 200 individui colpiti da sindrome della fatica cronica, riscontrando una riduzione della fatica

29 dicembre 2017 | 10:02
Dalla ricerca è emerso che incrementare progressivamente la “dose” di attività fisica potrebbe assicurare un miglior benessere. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi. Lo studio ha previsto un programma di 12 settimane con sei fasi di allenamento crescente per il primo gruppo. Molti pazienti hanno scelto la camminata: di settimana in settimana, la quantità di attività fisica è stata aumentata al massimo del 20%.



Entrambi i gruppi hanno inoltre beneficiato di una terapia sintomatica per il trattamento dei sintomi più comuni della Sindrome della fatica cronica come l’insonnia o il dolore cronico, mentre prima e al termine delle 12 settimane sono stati somministrati dei questionari per valutare i livelli di fatica e funzione fisica.

Nel primo gruppo, rispetto al secondo, il livello generale di fatica è stato di quattro punti più basso e la funzione fisica maggiore di sei. Nonostante il primo gruppo abbia fatto registrare più defezioni, circa un paziente su cinque ha riferito di sentirsi meglio rispetto a uno su venti del secondo gruppo.

«I vantaggi dell’attività fisica in caso di dolore cronico sono innegabili», ha spiegato Fabio Intelligente, anestesista coordinatore del servizio di Terapia antalgica per il dolore cronico di Humanitas. «Nei limiti del possibile e in base alle sue condizioni di salute, il paziente dovrebbe dedicare del tempo all’attività fisica all’interno della terapia antalgica, accanto ad altri presidi come la dieta equilibrata, la supplementazione e l’assunzione di farmaci».

Anche coinvolgere il paziente nella terapia (il cosiddetto empowerment), nell’ambito della gestione del dolore cronico, significa renderlo più consapevole, autonomo e responsabile nell’organizzazione delle risorse a disposizione per la gestione della terapia, all’interno di interventi appropriati che diventano così sempre più efficaci.

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Alberto Lupini


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