Zuccheri e anidride carbonica provocano gonfiore addominale

Succede con l’acqua gassata e con le bevande molto zuccherate. Per questo, chi soffre del fastidio, dovrebbe limitare al massimo le bibite e affidarsi ad una corretta idratazione con acqua naturale

10 maggio 2020 | 16:27
Bere due litri o almeno un litro e mezzo di acqua al giorno è indubbiamente uno dei requisiti fondamentali per una buona salute. Sappiamo infatti che l’idratazione è fondamentale al nostro organismo, e che la quantità d’acqua presente deve sempre essere costante.


No ad acqua gassata e bibite

Ma bere tutta quest’acqua rischia di provocare gonfiore? Le bevande gassate gonfiano come pensiamo? Ha risposto Federica Furfaro, gastroenterologa di Humanitas. Per compensare quelle che sono le fisiologiche perdite d’acqua, dobbiamo ingerirne quotidianamente in gran quantità. L’acqua che beviamo è essenziale per eliminare, attraverso l’urina, la concentrazione delle sostanze nocive presenti nel nostro organismo.

Bere acqua naturale, che sia in bottiglia o del rubinetto, è fondamentale per il nostro organismo e, se si mantengono i limiti raccomandati (due litri d’acqua al giorno), non provoca gonfiore. L’acqua frizzante è ricca di anidride carbonica: è quindi normale sentirsi gonfi dopo averla bevuta.

Nelle altre bevande gassate all’anidride carbonica si aggiungono anche gli zuccheri: questi aumentano notevolmente il gonfiore intestinale e aggravano i sintomi, perché la flora intestinale è in grado di fermentarli. Le bevande gassate possono inoltre aumentare disturbi correlati al reflusso gastro-esofageo.

In caso di gonfiore addominale è comunque importante riconoscere la causa: potrebbe dipendere da un’alimentazione sbilanciata, da uno scorretto stile di vita, dall’assunzione di alcuni farmaci, dalla presenza di specifiche intolleranze alimentari, dallo stress, da un’alterazione a livello della flora batterica intestinale (sovracrescita batterica) o, nelle donne, da uno squilibrio ormonale o dal ciclo mestruale.

Se il disturbo persiste, è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia, che prescriverà i necessari accertamenti (come ad esempio test del respiro specifici) e l’eventuale terapia o dieta.

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Alberto Lupini


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