Vitigno Abbuoto, pochi ettari nel Lazio per un vino fresco e tannico
Un vitigno autoctono laziale che ha rischiato di essere dimenticato se non fosse per il lavoro di recupero dell'azienda Monti Cecubi. Al palato, note di cioccolato e tabacco
17 gennaio 2021 | 11:01
di Piera Genta
L'Abbuoto, vitigno a bacca rossa del Lazio
Come curiosità, risulta sempre il primo vitigno di qualsiasi classificazione alfabetica, non solo italiana ma anche straniera. È stato iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970. La zona di origine e l’area dove è maggiormente diffuso oggi coincidono perfettamente: il territorio del comune di Fondi, in provincia di Latina, è l’unico a ospitare i pochi ettari di Abbuoto ancora presenti in Italia.
Importante il lavoro di recupero del vitigno si deve all’azienda Monti Cecubi di Itri, gestita dalla famiglia Schettino. Ne producono poche bottiglie dalle vigne di San Raffaele. Gaetano Serao sulla rivista "L'ortifrutticoltura italiana" del 1934 scrive che "i mercati sui quali quest’uva ha incontrato molto sono quelli dell’Italia settentrionale e tra questi primeggia quello di Torino".
Colore rosso rubino intenso, freschi profumi leggermente fruttati e floreali. Al gusto mostra buon corpo, discreta acidità e una soddisfacente compattezza tannica con note di cioccolato e tabacco. Di solito è consumato dopo un breve affinamento. Tannino sempre presente. Tra gli abbinamenti gastronomici carni rosse e formaggi stagionati e con il piatto tipico locale della tradizione contadina, le pettole.
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Alberto Lupini