Dalla A di Allegrini alla V di Vino tra verticali, etichette e racconti d'autore

Anche in questa edizione 2018 di Vinitaly una firma del vino italiano come Allegrini è stata protagonista del salone, ovviamente con i suoi vini famosi in tutto il mondo ma anche attraverso originali iniziative

02 maggio 2018 | 11:10
di Giuseppe De Biasi
che ha organizzato durante le quattro giornate di intenso afflusso di buyer, agenti, media e appassionati. A giudizio della front-women aziendale, la vulcanica ed empatica Marilisa Allegrini, il Vinitaly è diventato ormai un simbolo di Verona «come l’Arena e l’opera lirica, come Giulietta e Romeo. Dobbiamo esserne orgogliosi - ha ribadito - e ricordarci del valore che rappresenta per noi nel mondo. Una manifestazione che ha saputo crescere e rinnovarsi diventando un appuntamento fondamentale per il mondo del vino, in un contesto internazionale che continua a cambiare ed è dettato da tempi di evoluzione sempre più rapidi».



Il Vinitaly 2018 di Allegrini è stato dedicato al libro, con un racconto originale scritto in esclusiva da Valerio Massimo Manfredi che lo ha ambientato nel capolavoro rinascimentale di Giulio Romano e Michele Sanmicheli di Villa Della Torre, sede di rappresentanza degli Allegrini a Fumane di Valpolicella, ad una manciata di chilometri dal luogo dove il Vinitaly è nato e prospera.

Il racconto “Amoris Potio” narra di una dimora abbandonata e di un gruppo di ragazzi che parte alla sua scoperta, cercando di svelarne il mistero. Sullo sfondo, un vino miracoloso.



E al libro è dedicata anche la nuova etichetta “limited edition" de La Grola, vino simbolo di Allegrini, affidata per la nuova annata, la 2015, all’artista Leonardo Ulian. “Circuito Dionisiaco” è il titolo dell’opera, ispirata a sua volta a “Il Ramo d’oro” di James Frazer, saggio sulla teoria evoluzionistica della storia. Un richiamo ai rami della vite, attraverso la cifra artistica di Ulian, che unisce la modernità dei materiali al sapore antico del vigneto più rappresentativo di Allegrini.

Dopo Milo Manara, Athos Faccincani, Arthur Duff, Wassily Kandinsky e Nazareno Rodrigues Alves, la collezione di etichette d’artista de La Grola si arricchisce così di una nuova prestigiosa collaborazione. “Si tratta - spiega l’artista - di un flusso di simboli in un circuito energetico. È ciò che ho trovato nel luogo magico che rappresenta La Grola. Il vino connette, e l’opera, così come l’etichetta, vuole creare connessioni».



Seguendo questo filo conduttore, lo stand di Allegrini è stato allestito sul tema “Dalla A alla V. Lettere di un racconto che finisce in vino”, un alfabeto speciale in cui la A è naturalmente quella di Allegrini e la V quella di vino.

Non poteva mancare poi un focus sull’Amarone, con la verticale “Amarone Allegrini: l’evoluzione di uno stile identitario”. Un viaggio dal 1997 al 2014 per raccontare la continuità e la coerenza di uno dei vini italiani più apprezzati al mondo.



«In questo percorso ritornano note caratterizzanti della nostra interpretazione dell'Amarone - precisa Marilisa Allegrini, che ha condotto la verticale assieme al fratello Franco - come l’integrità del frutto e la componente aromatica, l’equilibrio e la longevità. Un risultato raggiunto grazie al grande lavoro di mio fratello Franco, supportato anche dalle scoperte nelle tecniche di appassimento fatte da un grande del vino come Roberto Ferrarini».



Il momento più suggestivo resta quello delle cene a Villa Della Torre, trasformata quest’anno in una biblioteca, animata da performer, cantanti e artisti. A Fumane si sono ritrovati per tre sere produttori, istituzioni, buyer e giornalisti da tutto il mondo per uno degli appuntamenti più affascinanti di questi giorni.

Il tutto allietato dalla cucina di Bobo Cerea, cuoco del ristorante tristellato Michelin “Da Vittorio” a Brusaporto (Bg), piatti che hanno fatto da perfetto contraltare alle stelle enologiche targate Allegrini.

Per informazioni: www.allegrini.it

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