António Rios Amorim Imprenditore dell'anno 2018
Un importante riconoscimento per il presidente del cda di Corticeira Amorim, nominato Imprenditore dell'anno dal ministro dell'Economia del Portogallo Manuel Caldeira Cabral
08 maggio 2018 | 11:22
Amorim è una delle aziende portoghesi con maggiore influenza a livello internazionale, nonché leader mondiale nel lettore dei prodotti in sughero. «Sono in Amorim da 30 anni. Non è qualcosa che ho iniziato ieri. Sono sempre stato preparato per stare qui». Queste le parole di António Rios Amorim, che presenta un percorso tutt'altro che improvvisato.
Un grande imprenditore con una grande determinazione, fondamentale quando si seguono le orme di figure come quella dello zio Américo Amorim, presidente del Gruppo e colosso dell'imprenditoria portoghese, scomparso lo scorso luglio. «Sostituire una persona brillante come mio zio non è possibile. Sarebbero necessarie 10 o 15 persone per fare il lavoro che lui svolgeva da solo».
António Si è formato a partire dalla sfida con il padre, che l'ha portato a studiare all'estero, dall'Inghilterra alla Francia fino agli Usa, dove passava «le notti a studiare e le giornate a visitare clienti e cantine di vino». L'impegno più grande, però, lo riporta con la mente accanto allo zio, perché affiancarlo «non è stato un master, è stato un dottorato».
Per informazioni: www.amorimcork.com
António Rios Amorim al centro
Un grande imprenditore con una grande determinazione, fondamentale quando si seguono le orme di figure come quella dello zio Américo Amorim, presidente del Gruppo e colosso dell'imprenditoria portoghese, scomparso lo scorso luglio. «Sostituire una persona brillante come mio zio non è possibile. Sarebbero necessarie 10 o 15 persone per fare il lavoro che lui svolgeva da solo».
António Si è formato a partire dalla sfida con il padre, che l'ha portato a studiare all'estero, dall'Inghilterra alla Francia fino agli Usa, dove passava «le notti a studiare e le giornate a visitare clienti e cantine di vino». L'impegno più grande, però, lo riporta con la mente accanto allo zio, perché affiancarlo «non è stato un master, è stato un dottorato».
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