L’arte della birra secondo Arioli Tutto “matura” nel legno

Agostino Arioli è conosciuto come il “papà della birra artigianale italiana”, e chi non lo conosce impiega un istante per innamorarsi delle sue storie e della sua grande passione per questo mondo

14 marzo 2019 | 12:04
di Giovanni Angelucci
Ha iniziato a produrre birre artigianali di qualità nell'ormai lontano 1996 e da allora è cresciuto molto, tanto da arrivare, accanto alla produzione “classica” di Limido Comasco (Co), a realizzare una realtà dedita esclusivamente alle birre legate al mondo del legno. Un mondo nel mondo, in cui oggi in molti provano ad avventurarsi con risultati a volte di dubbio valore, precisamente a Rovereto (Tn) dove ha messo su una squadra di professionisti del calibro dei due enologi Matteo Marzari e Andrea Moser.



I migliori complici per la creazione di Klanbarrique, una realtà a pieno contatto con il vino, un laboratorio produttivo che sforna birre invecchiate in botte, acide o con frutta. Sono circa duecento le barrique con cui i tre si divertono e sperimentano fino a creare una linea produttiva ancora in divenire. Tra le già pronte in gamma si è fatta sentire con grande apprezzamento da parte di appassioanti e critica, la Bang Bretta, una vivace Ipa in stile west coast invecchiata sei mesi in botti di rovere con lieviti selvatici "brettanomyces", che conferiscono la vena selvaggia e animale, e non necessariamente quella acida come si è soliti pensare (tantomeno di elevata gradazione, ha 6,6 gradi alcolici).

Luppoli americani che donano profumi agrumati, contrapposti a quelli del cuoio con un amaro slanciato, equilibrato dal passaggio in botte. È una validissima espressione di ciò che questo progetto è in grado di regalare. In questi casi, però, sarà il tempo a dire la sua. Tra le ultime novità presentate recentemente, compaiono invece la Inclusio Ultima, una sorprendente birra metodo classico con dry-hoppping in bottiglia, 7 gradi alcolici e a lungo rifermentata in bottiglia con luppoli (procedimento unico ideato proprio nelle officine Klanbarrique), la Padosè - sempre metodo classico ad alta fermentazione e prodotta con quantità importanti di ribes nero in bacche - viene a lungo rifermentata in bottiglia; la Wildekind, una Brett Farmhouse Ale, d’ispirazione belga invecchiata in botti da vino rosso con aggiunta di brettanomyces; la Moonshare, una barrel-aged-barley Wine di 10,1%, forte e lungamente invecchiata in barrique provenienti da botti di grappa Riserva 18 Lune Marzadro.

Insomma un mondo tutto da scoprire, ma se siete tradizionalisti allora sappiate che nella linea “classica” del birrificio Italiano avrete comunque un validissimo imbarazzo della scelta.

Per informazioni: www.birrificio.it

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