L’Asti tra dolce, secco e moscato Terreni particolari, uve ricche di aromi

Nell’ambito dell’evento Moscato and Barbera Experience, organizzato dai consorzi di tutela dell’Asti Docg e Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Castello Gancia ha ospitato a Canelli una masterclass divulgativa

30 novembre 2018 | 16:16
di Gabriele Ancona
Il focus si è svolto a fine novembre a beneficio di giornalisti e importatori provenienti in gran parte da Corea del Sud, Cina e Stati Uniti. Relatore Walter Speller, esperto internazionale di vino e referente per l’Italia di jancisrobinson.com, uno dei siti web più influenti in campo enologico.



La giornata di studio si è aperta con il saluto del padrone di casa Edoardo Gancia, a cui ha fatto seguito l’intervento di Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio Tutela dell’Asti che ha ricordato che «il primo spumante italiano è stato fatto con uve moscato bianco: ed è stato quindi l’Asti».  Da sottolineare che nel 2014 i Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono stati riconosciuti dall’Unesco come parte integrante del patrimonio mondiale. Il Consorzio Tutela dell’Asti è stato fondato nel 1932 e oggi conta 1.109 membri. L’85% della produzione è destinato all’export.



«Il Moscato d’Asti - ha ricordato il direttore Bosticco - è un vino naturalmente dolce che grazie a un microclima e a un territorio unici, uniti alla competenza enologia, si è imposto a livello internazionale come massima espressione di eccellenza tra i vini aromatizzati di tutto il mondo».



«Il mondo dell’Asti è rappresentato da un territorio speciale e con una storia antica. Un territorio, un’uva, quella di Moscato Bianco, e tre vini Docg che rappresentano un tesoro di aromi: Asti Dolce, Asti Secco, spumantizzati con metodo Martinotti, e Moscato d’Asti», ha puntualizzato Walter Speller introducendo la sua lectio. Sono 9.700 gli ettari vitati a Moscato Bianco in 52 città di 3 province, di cui oltre 7.000 (73%) a un’altitudine tra i 200 e i 400 metri.

«Circa 4.200 ettari - ha tenuto a sottolineare il presidente del Consorzio Romano Dogliotti -  hanno vigneti con pendenze del 30%, con punte uguali o superiori al 50%: 336 ettari di quella definita a ragione come “viticoltura eroica”. La fatica in vigna è una costante che va ricordata e onorata».



«La raccolta 2017 - ha annotato Speller - ha raggiunto le 82.400 tonnellate di uva Moscato Bianco, pari a 618mila ettolitri. La traduzione in bottiglie equivale a una produzione globale di 88 milioni, di cui 33 di Moscato d’Asti. Da 1 ettaro si ottengono in media 10mila bottiglie».

Nello specifico, l’Asti Dolce è un vino dal colore giallo paglierino e spuma fine e persistente. Di profumo fragrante, al palato è delicatamente dolce, aromatico ed equilibrato. Il Moscato d’Asti ha un’intensa componente aromatica in armonia con quella zuccherina e un basso tenore alcolico che lo rendono unico. A livello produttivo, si differenzia dall’Asti Docg soprattutto per la fermentazione, arrestata al raggiungimento della gradazione alcolica di circa 5% vol. Il sapore è caratteristico dolce e aromatico.



L’Asti Secco, vino nato all’inizio del ‘900, ha ottenuto la Docg nel 2017 e vale una produzione di 2 milioni di bottiglie dedicate al mercato Horeca. La tecnica di spumantizzazione alla cui messa a punto ha contribuito il laboratorio di ricerca del Consorzio di Tutela, prevede particolari condizioni di permanenza con lieviti selezionati che portano ad avere un quadro gustativo e olfattivo equilibrato e armonioso. Con una spuma particolarmente fine e persistente, l’Asti Secco dona al palato una sensazione di freschezza che ne consente il consumo a tutto pasto. Ottimo anche come aperitivo.
Al termine della masterclass, presso i Relais San Maurizio di Santo Stefano Belbo (Cn), trenta case vinicole aderenti ai Consorzi Tutela dell’Asti e Barbera d’Asti e Vini del Monferrato hanno presentato e proposto in degustazione alle delegazioni la loro produzione.

Per informazioni: www.astidocg.it

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