La Barbera d’Asti si racconta Il Consorzio spinge il territorio

Una narrazione importante che merita più attenzione. Un mondo che partendo dal vino è in grado di fare da traino al settore turistico, sempre più attratto dalla nostra enogastronomia

07 ottobre 2020 | 10:01
di Gabriele Ancona
Il Monferrato e i suoi vini non hanno nulla da invidiare ad altri territori dove, come lì, l’enologia è un’arte. A cominciare dalle Langhe, dietro l’angolo. Il Piemonte ha così tanto valore da spendere sui mercati enoturistici che dovrebbe imparare a fare sistema. Il caso del Monferrato è emblematico: un universo ad alta caratura che corre da solo. Se fosse in Toscana, la recente storia enologica insegna, sarebbe parte integrante di un gruppo da alta classifica.


Il Consorzio è il più esteso del Piemonte, attivo su 11.500 ettari.

Eppure vanta una morfologia unica che disegna un ambiente eclettico, dove ai filari delle vigne si alternano boschi, pascoli e noccioleti, sintesi dell’interazione tra natura e opera dell’uomo. L’area si articola in tre parti, estese intorno ai centri di riferimento di Asti, Acqui Terme e Casale Monferrato. Il Basso Monferrato, delimitato a nord e a est dal corso dei fiumi Po e Tanaro; il Monferrato Astigiano, a sud dalla valle del fiume Belbo e a ovest dal percorso del torrente Versa; l’Alto Monferrato, che si estende verso sud a partire dalla valle della Bormida di Spigno e a est dalla porzione occidentale della media Valle Scrivia.


Sono 370 le aziende associate al Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato

Qui il vino rappresenta il denominatore comune che unisce paesaggio, cultura, immagine ed economia. Un territorio diversificato che ospita realtà enologiche di grande rilievo e nicchie di unicità, dove giovani imprenditori e aziende consolidate interpretano il vigneto.


Filippo Mobrici

Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, presieduto da Filippo Mobrici, si occupa di tutto questo, tutelando e promuovendo 13 denominazioni pari a circa il 30% di tutta la superficie vitata piemontese. Un lavoro che attraverso la valorizzazione dei vini e dei territori arriva alla collaborazione con il mondo scientifico e universitario, puntando alla ricerca continua e alla comunicazione di un territorio che non smette di raccontarsi, ma che deve trovare orecchie più sensibili a una narrazione importante.

Il Consorzio (370 aziende associate) è il più esteso del Piemonte, attivo su 11.500 ettari. Qui si producono 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruché di Castagnole Monferrato, Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato, Piemonte). Un comparto solido che ha registrato alla fine di agosto un + 1,22% rispetto al 2019 sull’imbottigliato complessivo delle denominazioni. Un dato che fotografa un comparto dalle radici ben piantate, che ha retto all’urto di questi mesi e che mantiene uno sguardo puntato al futuro.


Degustazione in corso

Un mondo che partendo dal vino è in grado di fare da traino al settore turistico, sempre più attratto, a livello globale, dalla nostra enogastronomia. La Barbera d’Asti Docg e i Rossi del Monferrato sono stati protagonisti di un tour enoturistico che i primi di ottobre si è sviluppato tra degustazioni e incontri tematici con le cantine. Un piano promozionale voluto dal Consorzio incentrato sull’esportazione del brand Barbera d’Asti e di vini del Monferrato nei principali mercati di acquisizione (Italia, Usa, Germania, Uk, Paesi nordici), stimolando in parallelo la divulgazione delle caratteristiche di qualità del territorio di produzione.


Giovani imprenditori e aziende consolidate interpretano il vigneto

La Barbera d’Asti Docg rappresenta il prodotto di massima espressione identitaria del Monferrato, con una quota export attestata intorno al 50% della produzione. Di facile approccio se bevuta da giovane e complessa se lasciata affinare come nel caso della versione Superiore, il valore aggiunto è dato dalla sua estrema versatilità, elemento che stuzzica l’interesse di fasce di consumo sempre più ampie. Coltivata in 167 comuni, dei quali 116 in provincia di Asti e 51 in provincia di Alessandria, presenta acini grossi e colorati. L’acidità è il suo marchio di fabbrica.

Il caratteristico logo del Consorzio. L'impronta a calice lascia il segno

«Con oltre 65 milioni di bottiglie, il Consorzio rappresenta interamente un territorio variegato come il Monferrato che, in particolare negli ultimi anni, sta diventando un traino decisivo del comprensorio Unesco – ha sottolineato il presidente Mobrici – Anche in questo anno segnato dalla crisi sanitaria globale, il nostro comparto di riferimento ha dimostrato di reggere nei numeri e nell’immagine, segno di un consolidamento sempre più forte in Italia e nel mondo. Siamo stati tra i primi a investire sui vitigni autoctoni, penso per esempio alla nostra adesione al progetto “Indigena” mirato appunto a questo tipo di valorizzazione, idea che abbiamo condiviso in netto anticipo sui tempi. Il Monferrato è un territorio di bellezza e opportunità, dove giovani imprenditori e grandi aziende hanno cominciato a investire risorse sempre più importanti che dal vino portano a importanti ricadute economiche nei settori immobiliari, enoturistici e della ristorazione».

Per informazioni: www.viniastimonferrato.it

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