Brunello 2010 Cerbaiona, gemma rara Cronaca di un trionfo annunciato

04 aprile 2015 | 10:25
di Guido Ricciarelli
Strano destino quello della critica italiana, sballottata da un’Anteprima all’altra con un calendario ormai ingolfato e quasi mai “sulla notizia” rispetto a quella internazionale le cui anticipazioni risultano ormai determinanti. La dimostrazione pratica di questo concetto si è avuta in occasione di Benvenuto Brunello, con i guru d’oltreoceano a bruciare i tempi sparando punteggi stratosferici sin dalle settimane precedenti e la stampa nazionale sostanzialmente accodata nel coro generale di consensi.



Intendiamoci, l’annata 2010 si colloca sicuramente tra le più felici, illuminata da una fase conclusiva praticamente ideale dopo un avvio in verità non del tutto tranquillo. E proprio le incertezze primaverili hanno messo a dura prova il savoir faire dei vignaioli determinando le premesse perché l’occasione del millesimo importante (come si è poi rivelato) potesse o meno essere colta fino in fondo.

Ad un numero crescente di vini di rango (quelli, per capirci, che potranno giocarsi i premi delle Guide nazionali) si accompagnano (e lo diciamo senza voler guastare il clima di euforia della kermesse ilcinese) vini non perfettamente risolti nella trama tannica oppure segnati da un certo calore alcolico. Ma siccome sono dei 2010 si venderanno senz’altro meglio dei vituperati 2009, rivelatisi invece migliori rispetto alle aspettative iniziali.

Poi ci sono i fuoriclasse assoluti, degustati anche a margine dell’Anteprima, i Brunelli che avranno una lunghissima curva evolutiva (questo il vero valore aggiunto dato dall’annata). È il caso del 2010 della Cerbaiona. Ci esponiamo. Una gemma rara, uno dei quei vini che danno senso a un’intera stagione di assaggi. Di una grandezza che non mette in soggezione e accompagna anzi il palato verso la dimensione del piacere fisico.

Investigare nei suoi pur innumerevoli riconoscimenti sensoriali sarebbe, secondo il nostro sommesso avviso, il modo più arido per approcciarlo. Lasciate che sia lui a prendervi per mano e abbandonatevi ad un sorso che, al netto di ogni retorica, può effettivamente avvicinarsi ad un’idea di perfezione. Quintessenziale, semplicemente da bere e godere nella sua purezza. Il punteggio? Non è così importante.

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Alberto Lupini


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