Elena Walch presenta la Gran Cuvée Aton, Pinot Noir Riserva 2017 Alto Adige Doc

Una piccola produzione di sole 2.735 bottiglie, che prende il nome dal dio sole dell'antico Egitto. Un vino pregiato tratto dalle migliori uve di Pinot Noir, prodotto in vigneti esposti ai raggi solari

07 ottobre 2021 | 18:43
di Emanuela T. Cavalca

Nelle aziende familiari il passaggio generazionale è un momento delicato. Basta solo camminare tra i filari delle vigne insieme a Julia e Karoline Walch per percepire quanta passione e amore per la loro terra abbiano ereditato dalla madre Elena Walch. I risultati sono evidenti: un marchio in ascesa e molti riconoscimenti. Questa volta tocca a una preziosa selezione delle migliori uve di Pinot Noir. Una piccola produzione di sole 2.735 bottiglie, che prende il nome dal dio sole dell’antico Egitto: Gran Cuvée “Aton”, Riserva 2017 Alto Adige Doc.

 

Uve selezionate, altitudine e tanto solo i segreti di Aton

L’ultimo nato della cantina Elena Walch, proviene da uve raccolte rigorosamente e delicatamente a mano. Provengono da vigneti situati tra i 400 e i 600 metri di altitudine a Glen e Barleith in terreni prevalentemente argillosi e calcarei. La prolungata esposizione solare, l’escursione termica tra giorno e notte creano un ambiente ideale per il Pinot Noir. La scelta di selezionare piccole parti del vigneto ne fanno un vino elegante dalla struttura di particolare freschezza. Il successo riscontrato con “Ludwig Pinot Noir” ha spinto le sorelle a ricercare e studiare il vitigno, così selezione dopo selezione è nato “Aton”.

 

Dopo la diraspatura gli acini sono trasferiti per caduta in botti di acciaio tronco-coniche, che permettono di aumentare la superficie di contatto tra bucce e vino, segue una macerazione a freddo, la fermentazione e infine un periodo di barrique di 12 mesi in botti di rovere e in seguito in quelle di acciaio per 11 mesi. Una procedura lenta che permette al vino di mantenere una struttura naturale. In bocca offre sentori di frutti di sottobosco, liquirizia insieme a leggere note affumicate.

 

Di madre in figlie persiste la passione per il vino

Quello che colpisce di questa azienda tutta al femminile è la perfetta sintonia tra le due sorelle, che si supportano a vicenda. Dietro a tutto aleggia l’esperienza di Elena, che è stata una pioniera della cultura vinicola moderna in Alto Adige. Abbandonata la professione di architetto, fin dagli anni Ottanta si è dedicata in toto all’azienda del marito, puntando sulla qualità e riducendo la resa per ettaro. Ha introdotto nuove tecniche, come la riconversione dei vigneti a pergola, l’utilizzo della barrique e criteri sostenibili. Infatti, secondo Elena Walch un buon vino non è dato altro che dalla somma tra clima, cura del terreno e raccolta meticolosa. Non solo ha preteso che il suo nome fosse stampigliato sulle etichette. Che cosa l’ha affascinata del mondo del vino? «Il fatto che non puoi decidere tu, ma dipende dal tempo», sottolinea Elena. «Mi sono imposta in un mondo prettamente maschile, prima in quello della architettura, poi in questo». Elena ha voluto mandare le figlie a fare esperienza all’estero: una in Borgogna e l’altra in Australia. «Quando ho visto che erano diventate brave, ho lasciato l’azienda nelle loro mani», continua. Una presenza materna non invadente, tanto che «solo quando me lo chiedono do consigli, in caso contrario no», conclude Elena.

 

Julia e Karoline seguono perfettamente le orme materne: «Il processo è in continua evoluzione - sottolinea Karoline - per aumentare la biodiversità tra i filari usiamo il “sovescio”, cioè piantiamo leguminose che aumentano la presenza di azoto. L’erba non viene tagliata ma rullata, per mantenere più umidità. Si tratta di tecniche del settore biodinamico e servono per creare una difesa naturale delle viti. Un suggerimento di un enologo biodinamico francese, che ci aveva seguito dieci anni fa». Ciò che si riceve dal vigneto, va restituito, riducendo al minimo la mano dell’uomo, per rispettare la natura.

 

Dal vino alla tavola con la gestione del ristorante del Castel Ringberg

Cinque anni fa hanno ripreso in mano la gestione del ristorante del Castel Ringberg che rimane aperto da primavera fino all’autunno, qui si può acquistare, assaggiare i vini, mangiare all’aperto con una vista spettacolare: i vigneti e il lago Caldoro sullo sfondo. La tenuta a tratti collinosa e a tratti ripida si trova su un crocevia di tre tipi di terreno, pietra calcarea, pietrisco del fiume Adige e sedimenti di origine morenica. Senza contare il clima mite e ventilato per la presenza del lago danno vita a vini raffinati. Julia e Karoline riservano altre sorprese, ma di questo ne parleremo in un futuro prossimo.

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Alberto Lupini


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