Erste+Neue, montagne nel logo e sempre più Alto Adige in bottiglia

La cantina di Caldaro cambia immagine e con la linea Puntay offre vini decisamente di territorio: Pinot neri che non sono francesizzanti e Chardonnay e Sauvignon secchi e intriganti

24 marzo 2021 | 19:25
di Alberto Lupini
Le montagne, con tutto quello che evocano in Alto Adige, sono il nuovo logo di Erste+Neue, la centenaria cantina cooperativa di Caldaro (Bz). Ma ovviamente l’innovazione non riguarda solo la grafica o il marketing, che ora punterà sul nuovbo un nuovo claim, “Wines for your #PEAKMOMENTS”, che caratterizzerà tutte le etichette delle tre linee dell’azienda. Alla base c’è una ridefinizione anche dei vini che da tempo l’enologo Andrea Moser sta caratterizzando sempre più come identitari, valorizzando le tipicità  di vigneti che vanno dai pendii più bassi della Costiera della Mendola fino ad arrivare alle pendici delle Dolomiti, ed introducendo nuove tecniche in cantina.



Ne è un esempio la linea Puntay che rappresenta l’eccellenza della cantina, l’espressione più alta che coniuga insieme lo spirito montano e l’eccellenza organolettica dei singoli vitigni, tanto che alcune sue etichette sono state scelte non a caso per presentare il nuovo logo. Due bianchi (Chardonnay e Sauvignon del 2019) e due pinot Neri (la Riserva 2018 e il giovane ma piacevolissimo  2020) sono gli esempi di una produzione che vuole puntare sulla distinguibilità e sul concetto forse abusato ma sempre efficace della territorialità. Completano la linea Lagrein e ovviamente Schiava.



Ecco quindi due vini bianchi secchi ed immediati, dove il passaggio dall’acciaio a legni sapientemente usati non lascia inutili orpelli aromatici o piacionerie. Si tratta di vini verticali, che grazie ad una ben gestita acidità creano cioè salivazione e invitano a bere altri sorsi. Non c’è il rischio di lasciare bicchieri semipieni o bottiglie non finite Lo Chardonnay fa anche un po’ di barrique ed una parte fa malolatica, mentre il Sauvignon fa solo botte grande.

Tutta orientata ad uno stile dolomitico, che vuole allontanarsi da ogni tentazione filo francese, invece, la produzione dei pinot neri che in effetti, nei due campioni degustati nella presentazione in webinar si presentano in effetti molto personali e intriganti. Forse non c’è la ricerca dell’effetto velluto, ma in bocca sono davvero buoni e piacevoli. Per quanto riguarda la tecnica si allargherà l’uso delle anfore, ceramizzate, con contenitori tondi di grandi dimensioni (fino a 6 ettolitri), poco più di una tonneau, che saranno impiegarti gradualmente anche per i bianchi. L’obiettivo è di garantire l’ossigenazione tipica di una barrique, ma senza alcun rischio di cedere sentori di legno.



«Riteniamo che questa nuova immagine interpreti perfettamente lo spirito che alimenta il lavoro dei nostri soci e allo stesso tempo il risultato che poi si ottiene nel bicchiere: vini tipici, sinceri, intimamente legati ai vitigni di partenza così come al contesto naturale nel quale crescono, vale a dire appezzamenti terrazzati che arrivano fino a 860 metri sul livello del mare e che danno origine a vini freschi, equilibrati ed eleganti. Si apre dunque una nuova fase per Erste+Neue, – dice Andrea Moser – che punta a infondere in chi assaggia i nostri vini lo spirito che anima questi luoghi: la purezza dei gusti e dei profumi della montagna, l’emozione delle sue vette».



Un concetto a cui si collega la scelta aziendale di Erste+Neue perché  i suoi prodotti siano autenticamente sostenibili e responsabili del lavoro dell’uomo e della natura. Non dimentichiamo che dal 2018 la cantina ha ottenuto il sigillo internazionale FAIR‘N GREEN per la viticoltura sostenibile e garantita.

E per concludere ricordiamo che delle 400mila bottiglie annualmente dalla cantina, il grosso è costituito dalla linea Classic, basata su autoctoni e vini dal carattere varietale inconfondibile, freschi, sapidi e vibranti, e dalla linea Basic, ultima nata che ben interpreta la filosofia di Erste+Neue e il suo legame con due montagne che accompagnano la vita di tutti i giorni in questi luoghi così suggestivi, il Corno bianco e il Corno nero.

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