L’Italia del vino: Chianti Classico, rinomato in Italia e nel mondo

I 300 anni di storia del Chianti Classico hanno un peso quando si parla di vino. Tre secoli che hanno affinato le tecniche e i produttori, che dal 1924 si riconoscono nel primo Consorzio vitivinicolo italiano

21 marzo 2023 | 08:30
di Eros Teboni

Rileggere Sherlock Holmes non ci riporta solamente ai primordi del giallo deduttivo, del quale Arthur Conan Doyle fu primo ispiratore, ma è anche un modo per ripercorrere il gusto degli inglesi per il vino, riassaporando ciò che era più in voga in Inghilterra dalla seconda metà dell’800 agli anni venti del Novecento, periodo in cui lo scrittore scozzese inventò il canone sherlockiano.

 

Se nelle prime pagine del romanzo “Il segno dei 4” del 1890, Watson, confesserà di aver bevuto a pranzo “Borgogna della Côte de Beaune”, senza specificare se bianco o rosso e di che annata; nella cena con l’ispettore della Polizia Athelney Jones, verrà servita su suggerimento di Holmes “una piccola selezione di vini bianchi”, non meglio identificati (pensiamo ai bianchi di Borgogna), in abbinamento a ostriche e galli cedroni. Ma dovremo attendere l’incontro di Holmes con Thaddeus Sholto, nel medesimo romanzo, per vedere comparire in tavola l’ungherese Tokay e finalmente l’italianissimo Chianti, il solo vino italiano bevuto da Sherlock Holmes nei quattro romanzi e nei 56 racconti firmati da Sir Arthur Conan Doyle (1859–1930). Una notorietà che già nell’800 accompagnava il celeberrimo vino toscano, a cui gli estimatori britannici non erano indifferenti, fin dai tempi del Grand Tour affascinati dalla Toscana e da Firenze, unica città italiana menzionata da Arthur Conan Doyle nei nove libri.

Ma secondo molti fu anche grazie alla crisi produttiva della Francia, a causa della filossera, se il Chianti, tra il 1870 e il 1890, potè diffondersi maggiormente fuori dai confini italiani. In quegli anni la Francia, storico fornitore di vino dell’Inghilterra, si trovava con i vigneti devastati e la produzione ridotta ai minimi termini, mentre la temuta malattia della vite non aveva ancora colpito i vigneti italiani che si trovarono a raddoppiare la produzione. I 300 anni di storia del Chianti Classico hanno un peso quando si parla di vino, tre secoli che hanno affinato le tecniche e i produttori, i quali sono stati i primi a darsi un disciplinare e dal 1924 si riconoscono nel primo Consorzio vitivinicolo italiano, che oggi rappresenta 480 produttori. 70mila ettari di estensione vitata tra Firenze e Siena, che rappresentano punti in comune e affinità, ma anche molteplici diversità. E ora ecco alcune etichette che mi hanno entusiasmato e voglio condividere con voi. 

Chianti Classico Gran Selezione 2018 Castello Fonterutoli Docg - Marchesi Mazzei

Varietà: 100% Sangiovese 
Forma di allevamento: cordone speronato e guyot
Prezzo medio: 45 euro
Abbinamento consigliato: cacciagione, umidi, stracotti

Il profondo radicamento della famiglia Mazzei nella storia del Chianti Classico è confermato da una corrispondenza datata 16 Dicembre 1398 tra Ser Lapo Mazzei “il sottil notaio” e Francesco Datini, “il mercante di Prato”, nella quale si dibatte di affari, piaceri e vino. Fonterutoli a cui è dedicato il “Gran Selezione” è una località particolarmente significativa, dove nel 1202 e 1208 verranno sanciti due trattati di pace tra Firenze e Siena che attribuiranno ai fiorentini il territorio del Chianti.

Il cru di Sangiovese Castello di Fonterutoli, prodotto fin dal 1995 con le migliori parcelle dell’omonimo borgo nel Comune di Castellina in Chianti, a 470 mt. di altezza, ha un potenziale di invecchiamento di oltre vent’anni ed è uno dei vessilli della Marchesi Mazzei. Vigne di 25-30 anni su suoli alberese e calcare, ricchissimi di scheletro e invecchiamento di 18 mesi in fusti di rovere francese, producono un sorso dal profilo elegante, con intriganti note floreali, fruttate e speziate. Al palato non nasconde struttura, armonia e mineralità, ma anche un’interessante sapidità, con un finale di grande finezza e persistenza.  

Chianti Classico Gran Selezione Il Solatio – Castello di Albola

Varietà: 100% Sangiovese 
Forma di allevamento: cordone speronato
Prezzo medio: 60 euro
Abbinamento consigliato: arrosti, selvaggina di pelo, formaggi lungamente stagionati.

Una tenuta sorta intorno allo storico borgo del Castello di Albola, non distante dalle sorgenti del fiume Pesa, in un territorio già noto nel XI secolo per la qualità dell’olio e del vino. La soleggiata esposizione a sud-est dello scosceso pendio chiamato Solatio, l’altitudine tra i 550 e i 580 metri e il suolo roccioso, riescono a esprimere in poco meno di un ettaro, uve Sangiovese di straordinario pregio che danno vita a un Sangiovese di prima grandezza.

Tre settimane di macerazione, la fermentazione malolattica, i 14 mesi di maturazione in barrique di rovere di Allier e un affinamento in bottiglia che si protrarrà per un anno e mezzo, ne fanno una Gran Selezione espressiva del miglior Chianti Classico, dove la dimensione olfattiva gioca un ruolo importante. Al naso si rivela intenso, con note di piccoli frutti di bosco, tanta ciliegia e ancora legno, cannella, pepe, cuoio, tabacco. Al palato grande eleganza, finezza, armonia, complessità, potenza e notevole personalità, con punte interessanti di sapidità e note di frutta rossa e spezie. Sarà un piacere raro gustarlo tra alcuni anni.

Chianti Classico Castello La Leccia - Gran Selezione Bruciagna

Varietà: 100% Sangiovese
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 43 euro
Abbinamento consigliato: pici al sugo di anatra, peposo toscano, cotoletta alla petroniana

Menzionato per la prima volta in un documento del 1077, il Castello La Leccia a Castellina in Chianti, era originariamente suddiviso tra sedici proprietari, per poi essere acquisito intorno alla metà del 1400 dalla dinastia Ricasoli che ne consoliderà il retaggio vitivinicolo, fino al 1920, quando subentreranno i nobili Daddi, a cui si deve nel 2012 un importante restauro, a cui nel 2018 seguirà l’acquisizione da parte della famiglia svizzera Sonderegger. Cinque diverse aree vitate, coltivate seguendo i principi dell’agricoltura biologica, punteggiano i dintorni del maniero. Terreni argillosi e ricchi di calcare e galestro, da cui traggono linfa vigneti sottoposti a ridotte quantità di rame e zolfo, accuditi affidandosi all’inerbimento tra i filari, impiegando orzo, trifoglio, senape e compost ottenuto dalle vinacce e dai raspi.

Un ‘Gran selezione’ dalle notevoli suggestioni, con vigne vecchie di 18 anni e una produzione di sole 4.000 bottiglie. Al naso prepotenti sensazioni di piccoli frutti rossi, sentori speziati di cannella, pepe e note erbacee quasi impercettibili. Al palato un sorso importante, appagante, tutto vigore, potenza, tannino, acidità, freschezza, ma anche sapidità e persistenza. Un assaggio che svela inaspettate sensazioni, decisamente identitario del Chianti Classico, lasciato qualche anno in cantina, potrà evolvere ancora.

 

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