La tradizione del Sangiovese interpretata da Jacopo Biondi Santi

Custodire e tramandare la tradizione di famiglia, ma anche inseguire la voglia di sperimentare nuove strade, il tutto in un contesto imponente come il Castello di Montepò, fortezza medievale della Maremma toscana

06 marzo 2019 | 17:36
Questo il progetto che, negli anni Novanta, ha spinto Jacopo Biondi Santi a investire su una zona diversa da quella di famiglia e ad iniziare un complesso e articolato progetto di valorizzazione vitivinicola, nel rispetto delle tipicità autoctone e teso ad esaltare le grandi potenzialità dei terreni e del microclima della tenuta. Qui un’importante equipe di ricercatori, coordinata e presieduta da Jacopo Biondi Santi, ha raccolto migliaia di parametri che, analizzati e integrati, hanno permesso la conoscenza completa di ogni “particella” presa in esame, disegnando il quadro di tutti i terreni particolarmente votati alla produzione di uve prestigiose per vini di eccezionale finezza e qualità.



Il risultato è uno studio microclimatico e pedologico del territorio - uno dei più completi e avveniristici mai realizzati per un’azienda vitivinicola - che ha permesso l’esaltazione delle caratteristiche dei vitigni impiantati: Merlot, Cabernet Sauvignon e soprattutto il Sangiovese Grosso BBS-11 che rappresenta il risultato di 200 anni di selezione clonale nelle microzone della tenuta di Montalcino. Le trasformazioni clonali ottenute hanno permesso di legare indissolubilmente le qualità organolettiche dei vini alle microzone studiate, con il risultato di rendere unici i vini di Castello di Montepò.



Con la vendemmia 1991 nasce il Sassoalloro, ponte tra passato e futuro, capostipite innovativo e vigoroso di una nuova interpretazione del Sangiovese in purezza vinificato in modo innovativo, un vino di immediata prontezza, che mantiene la caratteristica longevità dei grandi vini toscani. Mentre nel 1993 l’assoluta fiducia nel Sangiovese porta Jacopo Biondi Santi a metterne alla prova le potenzialità, unendolo in un blend con Cabernet Sauvignon e Merlot, dando così vita allo Schidione. Nascono poi altre sperimentazioni come il Montepaone (100% Cabernet Sauvignon) e il Morione (100% Merlot) che vanno ad arricchire la gamma dei vini del Castello di Montepò, che comprende anche l’immancabile Morellino di Scansano, Annata e Riserva, e il Braccale, Igt di grande corpo, unione di Sangiovese e Merlot.

Per informazioni: www.biondisantimontepo.com

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Alberto Lupini


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