Luigi Valori, una vita dedicata al vino tra terra, vigna e il passar delle stagioni

Il mestiere di raccontare ti dà l’occasione di conoscere qualche personaggio. Perché girando per ristoranti e cantine capita anche, se si è sfortunati, d’incontrare fantasmi e finzioni, e allora c’è da intristirsi

05 marzo 2018 | 15:20
di Guido Gabaldi
Con Luigi Valori, invece, l’allegria, è garantita: un po’ perché non ha senso un musone che pretenda di presentare dei vini, e poi soprattutto perché solo il vignaiolo che mette il cuore in quel che fa può tirar fuori dalla terra, dalle piante e dall’acqua piovana quel qualcosa in più che regali il buon umore.


Luigi Valori

Proprio all’inizio di marzo a Milano nevica e fa freddo, ma questo può bloccare qualche aereo o autostrada: non gli agricoltori di razza pregiata che, pur venendo dall’Abruzzo, non si fanno bloccare, animati come sono da una passione che li fa alzare alle quattro del mattino per prendere il treno (a causa della cancellazione del volo). E così ci si ritrova a pranzo dal Fioraio Bianchi Caffé, un simpatico bistrot milanese in via Montebello, per sentire dalla viva voce di Luigi Valori cosa significhi produrre vini biologici in Abruzzo, al dì d’oggi.

«Si tratta di una scelta esistenziale, più che commerciale. A parte il fatto che - ribadisce il sorridente Luigi - il trattamento biologico conferisce energia a tutti gli elementi naturali che influenzano la vegetazione in vigna, come humus, spore, lombrichi, ovviamente c’è dell’altro. Biologico è sinonimo di rispetto della terra e dei tuoi simili, ma anche di consapevolezza: quella che ti porta a calcolare le conseguenze di ogni tuo gesto, come smaltire la plastica, concimare il terreno, cibarsi di junk food».



È una visione a 360° gradi dell’attività vitivinicola, che non stupisce se si considera il curriculum del cinquantottenne Luigi: uno che ha saputo trovare il tempo e il modo per laurearsi prima in agraria (specializzazione: piante tropicali), poi in teologia cattolica, non facendosi mancare nel frattempo le soddisfazioni della carriera calcistica con l’Ascoli, perfino in serie A.

Luigi, un eclettico come lei com’è arrivato al vino?
La famiglia mi voleva prete, ma io ho capito che non era la mia missione: amavo troppo la natura e la vita all’aria aperta. Il vino ho comiciato a produrlo nel 1996, ma è stato l’incontro con Gianni Masciarelli, grande ambasciatore del Trebbiano e del Montepulciano d’Abruzzo, a convincermi che poteva diventare la mia vita. Il passaggio al biologico si completa a partire dalla vendemmia 2015: con i miei 26 ettari collinari, ai piedi del Gran Sasso, riesco a produre circa 100mila bottiglie all’anno tra Montepulciano bio Doc, Trebbiano bio Doc, Cerasuolo bio Doc, Pecorino bio Doc, Inkiostro Merlot Igt e Montepulciano Docg Colline Teramane.


Polentina calda al cucchiaio con uva occhio di bue, lamelle di tartufo nero e guanciale croccante


Stiamo parlando di vini che cercano continuamente una via ecologica all’equilibrio, come il Trebbiano d’Abruzzo Biologico Doc, provato in abbinamento a una polentina calda al cucchiaio con uova occhio di bue, lamelle di tartufo nero e guanciale croccante. Si può pensare al Trebbiano come a qualcosa di troppo commerciale, delusi da tante etichette prive di classe e di passione, già assaggiate e dimenticate: evidentemente esistono delle alternative valide, come questo bianco dotato di una spinta aromatica non comune (fiori, mela verde), e di una struttura di tutto rispetto.

Il Montepulciano Docg Colline Teramane, invece, mi arriva con un Arrostino di vitello in crema di latte, carotine e bietole, e a momenti sovrasta il tutto con i suoi quasi 15 gradi: la vendemmia è 2011 ma capisco che si può ancora aspettare per trovare il momento più espressivo, in cui i sentori di frutti rossi, le spezie e i tannini siano messi in grado di dare il meglio di sé.


Luigi Valori

Luigi, i vini di oggi fanno parte di una “collana” che lei ha voluto definire con una frase enigmatica, “Chiamami quando piove”. Che significa?
La vita dell’agricoltore è caratterizzata dalla pioggia, nel bene e nel male. Ne segna anche i ritmi: quando piove devi stare a guardare, non puoi lavorare la terra. "Chiamami quando piove" è perciò il messaggio ricorrente che faccio arrivare ad amici e conoscenti, quando si fanno sentire per qualsiasi motivo e in qualche modo mi distologono dal lavoro quotidiano: impariamo ad aspettarci, a regolare i nostri rapporti sulle esigenze della natura, ribellandoci alla nostra fretta egoistica.

Che dire allora di questo personaggio, un contadino/teologo che tratta il sole, la terra e le vigne con spirito francescano, e magari ci parla pure? Quando mi accadrà di sorseggiare un Montepulciano ricco e vigoroso a fine pasto, o un Trebbiano elegante con gli spaghetti alle vongole, mi torneranno in mente l’allegria di Luigi Valori, le colline teramane, la pioggia in forma di benedizione, e penserò che vale la pena di continuare a girare per ristoranti e cantine, ma ad una condizione: che nei prodotti degustati si ritrovi un legame sincero con madre natura. E i suoi valori.

Per informazioni: www.vinivalori.it

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Alberto Lupini


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