Milazzo ridisegna il Bianco di Nera: nuova etichetta per "catturare" i giovani

Per festeggiare i 30 anni di attività e la ripresa dell’Horeca, la cantina guidata da Giuseppina Milazzo e Saverio Lo Leggio si è affidata al designer Maurizio Armellin per una nuova veste grafica

22 giugno 2021 | 11:57
di Gianni Paternò
Milazzo, per scriverla giusta: Azienda Agricola G. Milazzo, in occasione dei 30 anni, cambia le etichette grafiche ai suoi vini frizzanti, anzi mossi, come li definisce: il Bianco di Nera, il Rosé di Rosa e il Rosso di Nera.



I record della cantina Milazzo

Milazzo è la cantina siciliana dei record:
  • la più medagliata d’Italia ai 4 concorsi internazionali di prestigio cui partecipa da oltre 20 anni (Concours Mondial de Bruxelles, Challenge International du Vin che si tiene a Bordeaux, 5 Star Wines del Vinitaly, Les Citadelles du Vin a Bordeaux);
  • la prima in Sicilia a commercializzare uno spumante metodo classico, era il 1974;
  • la prima in Sicilia a lanciare un vino frizzante ottenuto non con addizione di anidride carbonica bensì con la più raffinata ed efficace “presa di spuma” in autoclave, quindi secondo il metodo Charmat, il Bianco di Nera.



La ripresa in contemporanea con la riapertura dei ristoranti

La pandemia ha creato un fermo all’attività dell’azienda che opera solo nel canale Horeca e non nella Gdo e che inoltre aveva trascurato la vendita diretta online. Finalmente si riapre la ristorazione, si torna nei locali, si comincia a bere in socialità buoni vini, e come augurio e segnale di una ripresa i proprietari Giuseppina Milazzo e il marito Saverio Lo Leggio hanno pensato di modernizzare la veste grafica dei loro vini più giovanili, quelli più disinvolti, piacevoli, freschi, destinati ad un pubblico che vuole bere bene ma senza l’impegno di un grado alcolico elevato e di una struttura notevole, appunto i frizzanti Bianco di Nera, Rosé di Rosa e il Rosso di Nera.

Bianco di Nera, la punta di diamante

Presentato al mercato siciliano nel 1993, il Bianco di Nera non ha bisogno di presentazioni. Il vino frizzante più amato non solo dai siciliani, il più imitato dalle aziende concorrenti, vino che potrebbe tranquillamente essere l’oggetto di una tesi di laurea o di un saggio di settore, avendo rappresentato una novità totale nel panorama di trent’anni fa, e non avendo mai perso, da allora, la posizione dominante sul mercato, merito anche dell’azzeccatissimo nome.

Metodo Martinotti o Charmat (corto, la seconda fermentazione in autoclave dura circa due settimane), blend da uve di Nerello Cappuccio vinificate in bianco, Chardonnay e Inzolia, il Bianco di Nera rappresentò, per il mercato dell’isola degli anni ’90, una novità assoluta: primo vino frizzante siciliano, primo vino ottenuto da uve a bacca rossa senza contatto con le bucce.

Al Bianco di Nera seguì nel 1996 il Rosé di Rosa da particolari selezioni di un antico biotipo di Nero d’Avola localmente detto Insolia Rosa, infine nel 2009 si è chiusa la trilogia col Rosso di Nera da Nero d’Avola.



Una nuova etichetta per il rilancio

«L’etichetta era rimasta un po’ vintage, diciamo - scherza Saverio Lo Leggio - Era giunto il momento di dargli una nuova immagine». Create dal designer veneto Maurizio Armellin, le nuove etichette risultano briose e accattivanti, un cambio di immagine che sta riscuotendo successo e che si fa anche veicolo di quello che è uno dei pilastri dell’identità di Milazzo: il lavoro nel vigneto. Guardando le etichette con attenzione, infatti, si individueranno le linee stilizzate che disegnano i filari, i tralci e la presenza del vignaiolo. «La scelta del biologico e l’impegno per la tutela del territorio implicano un lavoro costante e quotidiano nel vigneto: il buon vino si fa in campagna ed è lì che ci troverete tutti i 365 giorni dell’anno…festivi esclusi», afferma Lo Leggio. «Questo nuovo look vuole essere prima di tutto un omaggio a loro, ai "Bianco di Nera lovers", una comunità che ci esprime ogni giorno ammirazione e fiducia e a cui abbiamo voluto regalare un’etichetta più moderna, pop, al passo coi tempi ed esteticamente più vicina a quella che è la sua fascia di mercato: i giovani. Vuole poi essere un modo anche per celebrare i trent’anni di presenza sul mercato», racconta Giuseppina Milazzo.


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