Oltrepò, il raccolto cala del 33% Giorgi: «Ma è un'ottima annata»

Una vendemmia più che soddisfacente, ma molto meno abbondante rispetto all’anno scorso. Il raccolto è diminuito di un terzo. Il presidente di Terre d'Oltrepò: «Cresciamo grazie alla qualità»

16 ottobre 2019 | 09:55
di Stefano Calvi
Quella 2019 è stata catalogata dai vertici della cantina e dall’enologo Riccardo Cotarella (che lo aveva già previsto qualche settimana fa) come una stagione di qualità. Nonostante ciò anche il colosso vitivinicolo Terre d’Oltrepò ha registrato un calo della raccolta di circa il 33% rispetto alla stagione precedente.

Riccardo Cotarella e Andrea Giorgi

In totale sono stati 4mila i carri arrivati al sito produttivo di Broni di cui più della metà sono stati controllati minuziosamente con il sistema Foss Analytics con cui, all’arrivo, la cantina ha potuto fare una sorta di “radiografia” particolareggiata della qualità dell’uva conferita dai soci. In totale sono stati lavorati 350mila quintali di frutto. Nel frattempo è ritornato in queste ore in cantina l’enologo di fama mondiale Riccardo Cotarella che ha visionato, insieme allo staff, i primissimi campioni di vino definendo questa annata di “massima qualità” ed esprimendo soddisfazione sul lavoro svolto in questi mesi dai soci che hanno aderito al Progetto Qualità della cantina. «Siamo sulla strada giusta - spiega senza giri di parole il presidente di Tdo, Andrea Giorgi - La qualità dell’uva è migliorata e i nostri controlli tecnologici all’arrivo ci hanno permesso di fare una fotografia dettagliata di quello che i soci ci fornivano. Ritengo questo passaggio una svolta epocale per la cantina e, allo stesso tempo, i nostri soci devono essere sempre più consapevoli che questa è la strada intrapresa. Gli investimenti e gli sforzi economici dovranno seguire questa strategia che ci porterà ad avere vini sempre più top di gamma».

Vitigni d'Oltrepò

Il presidente Giorgi entra nel merito della strategia adottata. «Il miglioramento del nostro posizionamento sul mercato - spiega il numero uno di Tdo - è avvenuto cercando di puntare sui valori della qualità, della sostenibilità, della modernizzazione, del rispetto e della reputazione. Sono queste le leve che riteniamo essere adatte a portare maggior remunerazione ai soci. Riteniamo di dover valorizzare maggiormente i nostri prodotti spingendo di più nei settori dove la marginalità è superiore. Una strategia ben chiara che va incontro alle necessità di guadagno dei nostri soci. Allo stesso tempo questi ultimi devono essere consapevoli di questo sforzo che ci permette di essere presenti sul mercato con prodotti di vertice. Oggi più che mai questa cantina deve cancellare il passato, gli scandali devono rimanere un ricordo lontano e sbiadito perché ora abbiamo idee chiare e precise su dove si deve andare. E come farlo».

Infine il presidente Giorgi si toglie anche un sassolino dalla scarpa. «Siamo i primi noi ad aver effettuato controlli minuziosi sulle uve in arrivo attraverso tecnologie che andremo ad incrementare - spiega - e poi ci siamo adoperati per agevolare quelli degli organi competenti. Spero che questa attività di ispezione mirata alla salvaguardia dell’uva e quindi del vino finale sia stata effettuata da tutti, in modo trasversale e non solo da chi, come noi, ha sempre gli occhi puntati addosso».

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Alberto Lupini


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