Pietre a Purtedda da Ginestra Un vino per non dimenticare

L’immagine di Pietre a Purtedda da Ginestra della cantina Centopassi, realizzata da un'agenzia grafica romana, racconta un angolo di vigneto in contrada Ginestra a quasi 100 metri di quota nell’alto Belice corleonese

23 febbraio 2019 | 10:30
di Piera Genta
in una suggestiva posizione geografica. Il vigneto domina la valle del fiume Jato, in primo piano il suolo scuro, ricco di affioramenti rocciosi, una vera pietraia che ha ispirato il nome del vino e sullo sfondo il mare. Inoltre si trova a pochi metri da un luogo simbolo della storia siciliana, il pianoro di Portella della Ginestra, ai cui caduti il vino è dedicato.



Un piccolo vigneto di poco più di un ettaro di Nerello Mascalese con qualche filare di Nocera impiantato nel 2011 ad alberello con esposizione sud-ovest su un fondo confiscato alla criminalità organizzata, coltivato in regime biologico certificato e gestito secondo il metodo dei Preparatori d’uva Simonit & Sirch. In vigna le rese sono molto al di sotto dei limiti massimi consentiti dai disciplinari, mentre in cantina l’attenzione è concentrata sul rispetto delle caratteristiche dei territori di provenienza.

Una bella scommessa per l’altezza, il suolo e la tipologia di vitigni a bacca rossa. Quantità limitata per un vino con note intense di frutta rossa, tannino fine, di buon corpo, buona sapidità che ben sopporta i lunghi invecchiamenti con nulla da invidiare al Nerello mascalese coltivato sulle pendici dell’Etna! Un vino con una grande storia da raccontare che viene prodotto dalla cantina Centopassi, situata a San Giuseppe Jato in provincia di Palermo, il cui nome è tratto dall’omonimo film di Tullio Giordana sulla vita del giornalista Peppino Impastato, prima cooperativa sociale che fa parte del progetto Libera terra. 100 ettari di vigneto in produzione, tre cooperative sociali che coltivano terreni confiscati dallo Stato che si trovavano in stato di totale abbandono.

Per informazioni: centopassisicilia.it

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