Prima del Torcolato In 5mila alla pigiatura delle uve

Nettare degli dei, elisir di lunga vita, “antico medicinale” ma soprattutto nobile passito. Il protagonista è il Torcolato Doc di Breganze, vino dalle incredibili caratteristiche e longevità

23 gennaio 2019 | 10:30
di Giulia Marruccelli
È tutelato e gestito dal Consorzio di Tutela che ha sede in Breganze, sulla pedemontana vicentina, un lembo di terroir collinare, circa una ventina di chilometri, fra i fiumi Astico e Brenta di cui Breganze è il centro geografico.



Vitigno che genera tale nettare è la Vespaiola, a bacca bianca, un nome che deriva da una sua specifica, l’alto tasso zuccherino del mosto che attira le vespe sedotte dai suoi accattivanti aromi. I grappoli carichi di fragranze, sono attentamente selezionati, vendemmiati e appesi, anzi attorcigliati (“torcolati”, nel dialetto vicentino) ad una corda, nelle soffitte ben aerate delle case contadine. Da qui inizia il lento lavoro del tempo, quattro mesi di paziente attesa affinché i pregiati chicchi perdano lentamente gran parte dell’acqua contenuta, per aumentare la concentrazione degli zuccheri.



A gennaio arriva il tempo della metamorfosi in nobile passito attraverso il rito della torchiatura. Dal 1996, anno in cui beneficiò della denominazione Doc, questa magia è celebrata attraverso il rito della “Prima del Torcolato”, ovvero la pigiatura pubblica delle uve comunitarie giunta all'edizione numero 24 che si è svolta domenica 20 gennaio e che ha accolto in piazza oltre 5mila visitatori.



Una festa che quest'anno oltre a festeggiare i 50 anni di attività del Consorzio Tutela Vini Doc Breganze, ha visto in prima linea la sfilata della Magnifica Fraglia del Torcolato che, con il motto “Di Breganze il Torcolato è delizia del palato”, ogni anno accoglie tra le proprie fila, con la cerimonia di investitura nuovi confratelli e l’“Ambasciatore del Torcolato nel mondo”; per il 2019 Luigi Dall'Igna, Direttore Generale di Ducati Corse.



Poi la spremitura pubblica, una tradizionale cerimonia di buon auspicio per celebrare assieme un vino d’eccellenza, fiore all’occhiello della tradizione vitivinicola breganzese. Impreziosito già dal suo colore giallo oro carico, variabile dall’età e dal tempo trascorso in legno, al naso proietta aspettative blasonate, grazie all’intensa fragranza di miele e frutta candita; in bocca è un velluto avvolgente e distinguibile dal suo gusto dolce-non dolce, pieno e rotondo che ricorda la frutta matura, il miele e l’uva sultanina. E poi la lunga e vibrante persistenza coinvolge anche l’appetito, e lo rende ideale nell’abbinamento più tradizionale con pasticceria secca o formaggi stagionati ed erborinati, ma anche più innovativo accanto alle ostriche.

Ma, infine, quale miglior soddisfazione se non il piacere fine a sé stesso di una lenta degustazione dell'ambrosia breganzese, che sorso dopo sorso nobilita il proprio essere e i propri pensieri. Meditiamo, gente, meditiamo.

Per informazioni: www.breganzedoc.it

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Alberto Lupini


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