Un viaggio in Portogallo alla scoperta del tappo perfetto

Un brindisi alla sostenibilità e alla qualità. Quella dei tappi da sughero e dell’azienda leader nella loro produzione, il Gruppo Amorim, è una storia di successo, volta a preservare l’ambiente e a migliorare il prodotto

13 dicembre 2017 | 18:17
di Valentina Brambilla
Ci stiamo avvicinando al periodo dell’anno in cui probabilmente si stappano più bottiglie. Tra Natale e Capodanno salteranno milioni di tappi di spumante, piuttosto che champagne e perché no, anche di birra. Poi arriveranno le stime sulle tendenze nei consumi e le classifiche andranno poi a confermare o meno i trend.

Ma quante saranno le espressioni deluse per una bottiglia che “sa di tappo”? Ci si augura di non trovarsi mai in una situazione tanto scomoda, al ristorante come in famiglia seduti sorridenti a tavola con i bicchieri in mano. Ma quando succede? Si potrebbe pensare che si tratta di sfortuna anche se invece è proprio colpa del tappo… Un “piccolo” oggetto ma tanto importante, non solo una “chiusura” ma uno scrigno, un gioiello che racchiude un mondo.



Per scoprire cosa c’è dietro la produzione di tappi siamo andati in Portogallo, il principale produttore di sughero al mondo. Perché certamente parliamo di tappi di sughero dal momento che sono quelli che esistono da sempre (erano i tappi di sughero a chiudere le anfore vinarie di Greci e Romani), perché sono la chiusura “per eccellenza” del vino che hanno visto avvicendarsi chiusure alternative in tempi relativamente recenti e perché il sughero copre circa i due terzi del fabbisogno mondiale di chiusure. E non è forse vero che voi per primi pensando a una bottiglia per un brindisi vi raffigurate un bel tappo di sughero che fa “pop”?

In Portogallo abbiamo parlato con la più grande prima azienda al mondo nella produzione di tappi in sughero: il Gruppo Amorim che è in grado di coprire quasi il 37% del mercato mondiale di questo comparto (ogni anno vengono prodotti 11,8 miliardi di tappi di sughero e Amorim ne produce 4,4 miliardi). Se si considera, invece, il mercato globale di chiusure per vino la sua quota è del 23,5% e nel settore degli spumanti raggiunge quota 51%. Tra le sue 22 filiali distribuite nei principali paesi produttori di vino dei cinque continenti, quella italiana, Amorim Cork Italia, con sede a Conegliano (Treviso), secondo le ultime dichiarazioni si è confermata nel 2016 azienda leader del mercato nel Paese, in grado di soddisfare da sola oltre il 25% della richiesta nazionale.



Ma ritorniamo al sentore di tappo… Tecnicamente è tutta colpa del tricloroanisolo, non una malattia del sughero bensì una molecola proveniente dai pesticidi, dagli erbicidi dati dall’uomo che sono talmente radicati nel terreno che anche se si parla al passato del loro utilizzo ancora oggi se ne pagano le conseguenze. Cosa fare per non incappare in questo spiacevole imprevisto? Per Amorim la risposta è stata chiara: investire in ricerca e tecnologia. Si è infatti resa protagonista di un’innovazione senza precedenti, perché grazie a un’anteprima mondiale è riuscita a eliminare i pezzi contaminati da tricloroanisolo (Tca) prima ancora del loro ingresso nella catena produttiva.

L’avanguardia tecnologica (NDtech, una tecnologia di screening per il controllo di qualità individuale dei tappi di sughero naturale monopezzo, in grado di garantire il primo tappo al mondo con Tca non rilevabile) riesce a rilevare la presenza di una molecola con un grado di 0,5 nanogrammi di Tca per litro (parti per trilione) e rimuovere automaticamente i tappi incriminati. Il livello di precisione necessario per soddisfare questo standard su scala industriale è stupefacente, se si considera che la soglia di rilevamento di 0,5 nanogrammi/litro è l’equivalente di una goccia d’acqua in 800 piscine olimpioniche! E il tutto succede in modo estremamente veloce: NDtech riesce ad analizzare ogni singolo pezzo in pochi secondi…



Una rivoluzione industriale e tecnologica internazionale per il packaging del vino, da parte di un’azienda che da sempre sceglie di applicare le più avanzate avanguardie a un elemento naturale e meritevole di tutto rispetto, in ogni singolo dettaglio: il sughero.

E in Portogallo il concetto di “naturale” è lampante: quella del sughero è una vera e propria arte, a partire dalla sua raccolta e fino alla sua trasformazione.

La foresta di sughero rappresenta uno dei 35 santuari di biodiversità del mondo. Il querceto del Mediterraneo è un tesoro biologico di valore incalcolabile, basti pensare che si tratta dell’unica barriera naturale che separa il deserto del Sahara dal sud dell’Europa, una vera e propria difesa contro la desertificazione. Le querce da sughero prevengono il degrado del suolo, rendono i terreni più produttivi, regolano il ciclo idrogeologico, combattono le alterazioni climatiche, catturano e immagazzinano il carbonio in tempi molti lunghi.



Nel mondo ci sono 2,2 milioni di ettari di querceti da sughero, in Portogallo, l’abbiamo detto, forniscono circa il 50% della produzione mondiale di sughero, mentre Spagna, Francia, Italia, Marocco, Algeria e Tunisia producono il restante 50%. L’attività svolta da Amorim nell’industria del sughero (ogni anno acquista più di un terzo di tutta la produzione mondiale di sughero) è stata determinante per la sopravvivenza di milioni di querce, e l’attività del sugherificio, così come le attività complementari che questa innesca, ha generato impiego in molte aree rurali, incentivando le popolazioni a insediarsi stabilmente, rallentando così lo spopolamento. Parallelamente è cresciuta l’importanza del turismo rurale e dell’ecoturismo. Si deve per questi motivi sostenere senza ombra di dubbio che il sughero crea impiego e ricchezza.

E sapete che la raccolta del sughero è il lavoro agricolo meglio pagato al mondo? Un lavoro molto stancante ma anche un processo manuale, quello della decortica, che richiede mani esperte e molti abili e attente per non danneggiare corteccia e albero. Un errore potrebbe persino causare la morte della pianta. E considerando che è con la decortica che inizia il ciclo di vita del sughero ma che al primo raccolto la pianta ha 25 anni di età e che le decortiche successive avvengono a un intervallo di almeno 9 anni, è facile fare un rapido calcolo del patrimonio con cui ci si trova a confrontarsi.



Un tuffo in terra portoghese, e più precisamente nella regione dell’Alentejo, fa crescere la consapevolezza dei vantaggi ambientali e delle tecniche di applicazione del tappo in sughero naturale (oltre al riconoscimento del valore aggiunto in termini di qualità che porta al vino in bottiglia). Ogni tappo di sughero stappato non è più solo un tappo quindi, ma una parte importante di un comportamento virtuoso.

Per informazioni: www.amorimcorkitalia.com

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Alberto Lupini


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