Dai vigneti del Convento S.Maria rinasce il vino dei Carmelitani Scalzi
Sono due i vini realizzati con le uve recuperate nella città di Venezia e coltivate nell’orto-giardino del Convento Santa Maria di Nazareth in quel di Cannaregio, di proprietà dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi
30 aprile 2018 | 10:50
di Piera Genta
Ogni filare di vite piantata nell’orto del monastero dei Carmelitani rispecchia una varietà differente: Dorona, Trebbiano toscano, Vermentino, Albana, Tocai Friulano, Glera, Malvasia Istriana, Garganega, Verduzzo Trevigiano, Moscato Giallo per quanto riguarda le viti a bacca bianca; Raboso Veronese, Merlot, Marzemino le principali varietà a bacca rossa. Non mancano alcune curiosità come alcune varietà armene e la Terra Promessa, sia da tavola che da vino, sinonimo del vitigno Uva di Gerusalemme o Nehelescol, non iscritto al Registro nazionale delle varietà di vite, identificata proprio nell’ orto-giardino dei Carmelitani Scalzi.
Con la collaborazione dell’enologo Mario Barbieri ne sono usciti due vini pregiati, un bianco e un rosso, prodotti in 1.400 bottiglie dalla forma il più possibile vicina a quella utilizzata nel lontano passato, che recano nell’etichetta due immagini dei dettagli della chiesa dei Carmelitani Scalzi di Venezia: una statua del timpano e una parte del mosaico pavimentale. Il bianco Ad Mensam concepito per la funzione ecclesiastica, ottenuto da 17 vitigni mentre il rosso Prandium un blend di 9 vitigni. La chiusura è il tappo in sughero Amorim Cork con esclusiva tecnologia NDtech.
Per informazioni: www.consorziovinivenezia.it
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