Vini ad arte, 14ª edizione Consensi per il Sangiovese di Romagna

I vini di Romagna incrementano la loro qualità ed il loro valore grazie al lavoro fatto in vigna ed in cantina: la dimostrazione arriva dalla 14ª edizione di Vini ad arte svoltasi a Faenza (Ra)

22 febbraio 2019 | 13:45
di Vincenzo D’Antonio
Siamo sul tratto meridionale della via Emilia tra Imola e Forlì, pressoché al centro della Romagna, d’intorno le prime falde del dolce Appennino. In questo territorio magico del nostro Belpaese la laboriosità delle genti si coniuga naturalmente con la scorrevole piacevolezza di un saper vivere opulento e gaudente. Sì, siamo a Faenza.



Nel Mic, il Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, uno dei più importanti musei d'arte ceramica del mondo, si è appena conclusa la 14ª edizione di Vini ad arte. I dati di questa edizione, comparati alla precedente, acclarano il crescente successo dell’iniziativa: +20% di visitatori e +16% di aziende partecipanti.

La ceramica ed il vino, due opere dell’uomo laddove l’uomo ha di partenza la materia che si chiama “terreno”, la “terra”; semplicemente la “terra” di questo piccolo pianeta da noi abitato che è il pianeta Terra.

E qui, nell’ambito di Vini ad arte, si sono potute degustare le anteprime del Romagna Sangiovese Riserva 2016 ed anche, molto opportunamente, gli altri vini della generosa Romagna, terra di grandi vini e di eccellente olio. Romagna emblema della Mediterraneità per quanto abilita l’abbraccio millenario, sulle falde collinari ancor più che in pianura, tra l’ulivo e la vite.



Il 2018 è stato l'anno in cui sono entrate a regime le menzioni geografiche aggiuntive (mga). Nel complesso, il Sangiovese di Romagna Doc, nelle sue varie declinazioni conta 10 milioni di bottiglie. Che strano il destino del Sangiovese fatto in Romagna. Nella contigua Toscana, nelle sue aree dove più blasonata è la produzione vitivinicola, il vitigno Sangiovese esita vini famosi e costosi. In Romagna, fino a circa quindici anni addietro il comune sentire comunicava una produzione abbondante ma non di grande qualità.

Grande il merito del Consorzio Vini di Romagna. Il suo payoff recita “l’eccellenza è un’arte, la schiettezza una garanzia”. E si comprende che non di mero slogan trattasi. Qui, facile a dirsi ma difficile a farsi, grazie al Consorzio è palese la logica nel progettare, in situazione di scenari che evolvono velocemente, il complesso business del vino.

I vitivinicoltori hanno il giusto standing per dimensione, quella virtù che sta nel mezzo: né il gigantismo esasperato, laddove il compiacimento è nei grandi numeri, né microrealtà che traggano ragione dell’esistere da supponente autoreferenzialità.



Un bilancio positivo su tutta la linea commenta Giordano Zinzani, presidente del Consorzio Vini di Romagna, che ha dichiarato: «Ogni anno Vini ad Arte cresce nei numeri e nella qualità dei vini presentati. Non posso che sottolineare questo positivo miglioramento a livello di partecipazione e di organizzazione generale. Quest’anno in modo particolare è stato apprezzato il format innovativo, chiaro ed esaustivo con cui sono stati veicolati i contenuti del seminario introduttivo. Nuovi strumenti a servizio dei giornalisti e del pubblico partecipante. Un successo arrivato grazie soprattutto all’equilibrio dei vari momenti e alle sinergie create tra tutti i soggetti coinvolti. Un plauso quindi all’organizzazione tutta, alle cantine che ci hanno creduto e ai partner, perché hanno dato voce ad un territorio unico nelle sue eccellenze e peculiarità enogastronomiche, confermando Vini ad Arte un appuntamento enologico di riferimento per cogliere l’evoluzione in costante crescita della Romagna».

Questa Anteprima Romagna Sangiovese ha confermato la bontà dell’ampio e profondo disegno strategico: portare a dignità di top wines i vini romagnoli e coerentemente presentarli come tali, ovvero come grandi vini. E tutto ciò è reso possibile grazie ad una catena fattuale di disarmante semplicità. Questi vini, grazie al lavoro in vigneto ed al lavoro in cantina ed in virtù di una crescita complessiva delle attività a contorno, sono diventati per davvero grandi vini. Non vi è make-up. La mutazione, ma diciamo molto meglio l'evoluzione, è di sostanza. Una generazione di addetti ai lavori sta lavorando seriamente affinché l'anelito, il desiderio, divenga lo stato reale.



Il cosiddetto “sdf” ovvero lo stato desiderato futuro, qui è divenuto lo stato della realtà: una realtà di encomiabile successo. È successo qui, in Romagna. Alfieri che sanno fare anche da apripista agli altri vini sono indubbiamente la Romagna Albana ed il Sangiovese. Lavori sapienti sia in vigna che in cantina, esitano briose ed ammiccanti bollicine quanto sontuosi passiti: è il caso dell’Albana.

Ne consegue che anche il ventaglio degli abbinamenti si appropria di genuino eclettismo sapendo soddisfare sia i grandi classici della saporita cucina romagnola, sia le proposte intriganti ed emergenti che provengono da tutto il mondo e che, giova ribadirlo, sostanziano l’efficacia ed il successo del grande lavoro che il Consorzio sta lodevolmente svolgendo all’estero allo scopo di incrementare il business dell’export.

In Romagna, lo constatiamo ammirati e soddisfatti per quanto ciò arreca ottimismo per le sorti del Belpaese, lodevolmente si pratica un business del vino che non prescinde dal correlato business dell’enoturismo. Gli operatori sono a loro agio anche nella digital society, mai perdendo di vista la centralità della relazione tra persone che hanno cuore e cervello.

Per informazioni: www.consorziovinidiromagna.it

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