Un vino per raccontare il territorio Le potenzialità nascoste dell'Abruzzo

06 agosto 2017 | 15:32
di Monica Di Pillo
Il vino italiano è molto richiesto sui mercati internazionali e i vini abruzzesi seguono il trend nazionale, ma crescono meno degli altri. Sono soprattutto le cantine più piccole ad avere maggiori difficoltà ad imporsi sui mercati internazionali e a competere con grossi gruppi. Il vino oltretutto, grazie al suo momento d’oro, può rappresentare un importante veicolo di promozione del territorio, ma, anche in questo caso l’Abruzzo mostra ancora forti criticità sulla capacità di comunicare le proprie bellezze sui mercati stranieri. Delle potenzialità dei vini made in Abruzzo e del ruolo cardine che potrebbero avere come ambasciatori della regione, parla l’enologo Vittorio Festa, che segue numerose cantine in Abruzzo e nel resto d’Italia.



Vittorio Festa, il vino italiano vive una grande stagione all'estero?
Il vino italiano è molto richiesto, lo dimostrano i dati e l’interesse che suscita in occasione delle fiere internazionali. Pensate che a New York si è svolto a fine giugno il Summer Fancy Food Show, una vetrina importante in cui il vino italiano si è distinto dagli altri. Gli Stati Uniti dimostrano di essere un mercato ancora in forte ascesa e sono tra i 15 Paesi ad alto potenziale di crescita, con un tasso di incremento annuo delle nostre esportazioni del 5,5% da qui al 2020. Il vino italiano ha fatto meglio dei propri competitor, con una crescita di circa il 27% nell’ultimo triennio. Pensate che secondo le elaborazioni Ice su base Census - Dipartimento del Commercio statunitense, nei quattro mesi di quest’anno le importazioni di vino italiano sono cresciute in valore dello 0,3% per un corrispettivo di 576,2 milioni di dollari. L’Italia si conferma market leader nel mercato Usa con una quota del 31,3%, seguita dalla Francia (in rimonta nel quadrimestre con +15,4% per 535,1 milioni di dollari), Nuova Zelanda, Australia e Spagna. Perdono terreno in termini di valore i bianchi (-1,7%) e i rossi (-0,9%) italiani, mentre moderano la corsa gli sparkling, che lo scorso anno avevano guadagnato +33,7%, con +6%.

Quale il posizionamento dei vini abruzzesi sui mercati?
I vini abruzzesi crescono, ma meno degli altri. E il motivo è facilmente intuibile: spesso non riusciamo a fare rete, i nostri produttori più piccoli non hanno la forza economica di competere con brand e gruppi più blasonati. I produttori devono capire che l’unione rafforza, mentre le divisioni non portano lontano, soprattutto in un settore così frazionato come quello del vino, dove la competitività è molto alta ed entrare in certi mercati, come quello statunitense, richiede ingenti investimenti che non tutti possono permettersi. Ed ecco che allora i produttori più piccoli devono unire le forze e presentarsi sui mercati internazionali compatti, ognuno tutelando le proprie tipicità e caratteristiche. Ovviamente la spinta deve arrivare anche dal pubblico, perché è tutto sempre rimesso all’iniziativa privata. Le Istituzioni, la Regione in primis, devono fare la loro parte, investendo in attività promozionali, incentivando le aziende a partecipare a fiere all’estero e migliorando la comunicazione delle proprie bellezze.



Come si può migliorare l'immagine dell'Abruzzo attraverso il vino?
L’enoturismo è uno dei punti di forza dell’offerta turistica italiana, ma l’Abruzzo deve costruire dei pacchetti, dei percorsi ad hoc, dei distretti che siano in grado di attrarre flussi dall’estero, mediante una concreta e solida attività di incoming. Si devono abbandonare le logiche clientelari, che non portano lontano, e occorre investire sulla comunicazione del territorio grazie anche all’appeal che esercitano i nostri vini. Quando mi confronto con i buyer stranieri, mi evidenziano la scarsa penetrazione dell’Abruzzo sui social in lingua inglese, non ci conoscono o ci conoscono poco. Poi quando visitano la nostra regione restano tutti estasiati, ma dobbiamo riuscire a farli venire, al di fuori dei viaggi stampa che possono organizzare le cantine più grandi. È un compito che spetta anche alla Regione e ai Consorzi di Tutela e che potrà portarci davvero lontano.

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