La viticoltura versatile di Montelvini: Prosecco sì, ma non solo

Da Canzian assaggiati: Prosecco Doc Rosé Treviso Brut 2022; FM333 Asolo Prosecco Superiore Docg Brut Millesimato; Zuitér Montello Asolo Doc Manzoni Bianco 2021; Zuitér Montello Docg Rosso 2018 e Luna Storta

12 marzo 2024 | 11:49
di Guido Gabaldi

A due passi dal Fatebenefratelli, a Milano, e alla vigilia della Festa delle Donne, il ristorante Daniel Canzian è il palcoscenico giusto per un gruppo importante, nell'ambito vitivinicolo italiano: Montelvini di Venegazzù (Tv), che con i suoi 7,3 milioni di bottiglie di produzione annua esce dallo stereotipo della famigliola attaccata per tradizione ai suoi tre ettari che in prospettiva forse si amplieranno e… chissà quante volte già visto e sentito.

La storia dei vini di Montelvini

Famiglia sì, pardon, quella di Armando, Alberto e Sarah Serena, guai a mettergliela in discussione, ma alle spalle ritroviamo oltre un secolo di storia e di passione nel mondo del vino, una longevità che nasce dal territorio e dal rispetto di questo legame indissolubile.

La svolta avviene nel 1968 quando Armando Serena inizia una produzione autonoma di vino a Venegazzù, una piccola frazione di Volpago del Montello: nasce così Montelvini che nel tempo evolve e cresce fino a diventare una realtà medio-grande, significativa in un tessuto imprenditoriale in cui il mantra “micro è bello” ancora si presenta come un dogma.

Montelvini, i vini degustati al ristorante Daniel Canzian

In degustazione al ristorante Daniel Canzian da Conegliano (Tv), tanto per rivendicare il territorio, abbiamo trovato il Prosecco Doc Rosé Treviso Brut 2022; il FM333 Asolo Prosecco Superiore Docg Brut Millesimato, il cui nome nasce dall'unione dell'acronimo di “Fontana Masorin”, storica tenuta di proprietà dell'azienda, con la sua altezza a 333 metri dal livello sul mare; lo Zuitér Montello Asolo Doc Manzoni Bianco 2021; lo Zuitér Montello Docg Rosso 2018; e il gran finale meditativo, il passito Luna Storta.

Gradevole e non scontato il Rosé, abbinato alla gustosa cicchetteria asolana in cui il baccalà mantecato spicca per delicatezza: un vino elegante ed equilibrato ove prevale la Glera, ma senza il solito corredo di sentori da Prosecco, grazie all'aggiunta di Pinot nero, con i suoi frutti rossi e la leggera sapidità. Un po' più classica la bottiglia di FM333, forse per rispettare la tradizione: e qui la mela gialla e i fiori gialli che uno si aspetta si percepiscono chiaramente al naso, seguiti dall'acacia e da una certa persistenza al palato, rara a trovarsi nel mondo prosecco, proprio come la nitida mineralità. In pairing viene servito il kebab di cefalo in saor, ossia il Veneto che si allarga verso il Medio Oriente, e fa la sua parte più che degnamente.

La sorpresa passita è servita col dessert: il Luna Storta sorge ovviamente di notte, ma anche di giorno, non lontano dalle terre vocate al celeberrimo Recioto. Diversamente dal figlio della Valpolicella questo vino è bianco, frutto dell'appassimento sui graticci dalla vendemmia a gennaio, e presenta tracce mielate di frutta gialla, ananas, mango. L'abbiamo degustato insieme alle meringhe dello chef Canzian, un fine pasto raro da trovarsi in tre consistenze, vale a dire il croccante del guscio, il morbido dell'interno e il cremoso della guarnizione: ben studiato, non c'è che dire.

Montelvini: Prosecco sì, ma non solo

Non solo Prosecco, dunque, ed è una gran bella notizia il non appiattirsi per potersi dedicare anche a Incrocio Manzoni, Pinot Grigio, Cabernet Franc, Merlot, Refosco et alia: la famiglia Serena non si pone, probabilmente, come unico obiettivo quello di invadere il mondo con milioni di bottiglie ad ogni costo e ad ogni prezzo, sull'onda lunga di un boom che prima o poi avrà il suo “sboom”, come tutti i miracoli del mercato globale.

E d'altronde l'Asolo Prosecco Montelvini sa come distinguersi dalla massa, grazie a un patrimonio enologico che ha ottenuto la Docg, e grazie anche alla composizione del terreno, ghiaiosa, argillosa a medio impasto, e al microclima temperato. Nell'ambito del vasto panorama del Prosecco, i circa 2mila ettari di vigneto Asolo Docg attraversano paesaggi collinari, con impianti che vanno dai 100 ai 500 m di altitudine e si trovano in provincia di Treviso, ai piedi del Monte Grappa, vicino alle Dolomiti e al Montello, a ovest del fiume Piave. Una zona in cui le precipitazioni sono di circa 700 mm da aprile a settembre; ed è grazie al suolo collinare, che permette il facile drenaggio dell'acqua, che le vigne sono sempre ricche d'acqua e rigogliose. All'Asolo Docg si aggiungono le denominazioni Montello Docg e Montello Asolo Doc, tra le poche appellazioni italiane che vantano importanti spumanti e pregiati vini rossi.

È chiaro insomma, da parte di Montelvini, il tentativo di presentarsi come “altro”, al di là del “prosecchismo” quantitativo che caratterizza un'epoca o un'area geografica: per questo l'azienda insiste sul valore della sostenibilità, portato avanti con impegno, tanto da aver ottenuto nel 2021 la Certificazione di Sostenibilità Equalitas per il rispetto dell'ambiente, l'attenzione all'ambito sociale e la responsabilità economica, rientrando così tra le prime tre cantine del territorio del prosecco a potersi fregiare di questo riconoscimento. Il vino come valore che caratterizza tutto un territorio, e non solo come successo commerciale: Montelvini mette questo assunto al centro della propria strategia, che ha funzionato fino ad oggi e sembra adattarsi bene alle esigenze di una vasta platea di consumatori, alla ricerca di prodotti autentici più che di bollicine industriali.

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Alberto Lupini


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