Vodka, un mistero mai svelato
Le origini della vodka sono avvolte nel mistero. Tanti sono i Paesi che vantano di aver dato i natali a questo distillato (“liquore” nel caso delle vodke aromatizzate). I due candidati principali sono Polonia e Russia
21 ottobre 2018 | 14:49
di Enrico Rota
Comunque abbiamo le prime notizie di questo liquore attorno al XII secolo. Utilizzato poi per scopi medici, come anestetico e disinfettante, si sviluppa chiaramente come bevanda alcolica. La tradizione popolare di questi Paesi ci tramanda anche l’aneddoto che le famiglie locali producevano vodka in quanto si credeva che la bevanda contenesse il proprio spirito e veniva usata per scopi religiosi. Dall’inizio del XVII secolo, poi, la vodka entrò di diritto come bevanda ufficiale nei banchetti imperiali russi. Tutti i pasti iniziavano con pane e vodka.
La vodka è ottenuta da un alcol prodotto distillando vari tipi di cereali (grano, orzo, mais, segale, patate o riso) torchiati e fatti fermentare con lievito. Una volta ottenuto questo tipo di alcol neutro a circa 95° alcolici, si aggiunge acqua per portare il prodotto attorno ai 34-47°. Per finire, il prodotto viene messo a contatto con del carbone vegetale in scaglie. Avendo il carbone proprietà assorbenti, trattiene sapori ed aromi indesiderati, restituendo un prodotto puro e neutro. Infatti la vodka è apprezzata proprio per la sua caratteristica di distillato “neutro” (insapore e inodore).
Attualmente sono molto richieste le vodke aromatizzate alla frutta. Sono liquori ottenuti con vodka, succo di frutta (limone, pesca, frutti di bosco, ecc.), zucchero e aromi naturali. Questa bevanda aromatizzata è molto richiesta soprattutto nel periodo estivo, in quanto vanta una gradazione assai più bassa (dai 20 ai 25° alcolici) e viene servita tradizionalmente molto fredda. Un’ultima curiosità: oggi la vodka detiene circa il 20% del mercato dei superalcolici negli Stati Uniti e quasi l’intero mercato in Russia ed Europa orientale. È una delle bevande più popolari e dovrebbe continuare ad esserlo a lungo anche in avvenire.
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Alberto Lupini