In Alto Adige il matriarcato di Casa Walch

Karoline e Julia, la quinta generazione al vertice della vinicola di Tramin (Bz), hanno affiancato la mamma Elena Walch. Hanno ridato vita alla storica cantina di Castel Ringberg e puntano sul rispetto del territorio

18 giugno 2022 | 18:09
di Gabriele Ancona

Elena Walch ha sempre avuto lo sguardo in prospettiva, non a caso nasce architetto. Nel 1988 ha spiazzato tutti in Alto Adige producendo la prima annata dello Chardonnay “Cardellino, per far dimenticare l’uva Schiava e inaugurare un nuovo corso enologico. «Ho individuato un vitigno diffuso per “uscire” dall’Alto Adige senza traumi». Un’uscita culturale, di visione, perché in Alto Adige la casa vinicola che porta il suo nome ha radici che vanno in profondità e continuano a espandersi. Dal 2015 alla guida dell’azienda l’affiancano le figlie Karoline e Julia, la quinta generazione al vertice della vinicola di Tramin (Bz). Di fatto, sulla Strada del vino in Alto Adige vige il matriarcato. Come la mamma, Julia e Karoline hanno l’occhio lungo sia in fase di tutela dell’ambiente sia in fase di produzione.

Ambiente naturale in vigna

Il loro concetto di sostenibilità non è di facciata. La natura sui loro 70 ettari fa il proprio corso il più possibile in autonomia. L’azienda mantiene muri a secco, siepi e cipressi che creano un ambiente naturale per animali piccoli come serpenti, lucertole e uccelli, offrendo loro riparo nelle proprie nicchie. Lo stesso vale per l’erba tra un filare d’uva e l’altro, che viene alternativamente rivoltata per proteggere il terreno dall’aridità formando un caldo, umido microclima. Lungo i filari si trovano cereali e piante leguminose le cui radici ammorbidiscono il terreno, conferendo alla vite maggiore azoto e ossigeno. Non vengono utilizzati erbicidi e le erbacce ai piedi della vite sono estirpate meccanicamente. Inoltre viene aggiunto compost, per aumentare il quantitativo di humus nel suolo: l’attività del terreno viene così stimolata affinché produca i minerali necessari a uno sviluppo sano della vite. Viene utilizzata anche la tecnica della “potatura dolce”, non vengono effettuate incisioni troppo profonde, per garantire continuità al flusso linfatico e assicurare la salute della vite. Uno sviluppo sano del vigneto va a esprimersi nella qualità longeva dei vini. Del resto, il vino non nasce in cantina.

Il più grande vigneto a corpo unico dell’Alto Adige

In ambito produttivo hanno ridato vita alla storica cantina (140 anni) di Castel Ringberg con 14 botti in legno da 370 hl per far maturare alcune produzioni del Castello che si affaccia sul Lago di Caldaro. «Da settembre accoglieranno il 10% della produzione aziendale – spiegano – Qui il vino riposerà nella sua origine, perché la cantina è sotto il vigneto». Una signora vigna di 20 ettari, il più grande vigneto a corpo unico dell’Alto Adige. La sua estensione favorisce microclimi diversi funzionali alla produzione di Chardonnay Riserva, Sauvignon, Riesling, Pinot Grigio, Lagrein Riserva e Cabernet Sauvignon Riserva. Tutti con la menzione geografica aggiuntiva “Vigna Castel Ringberg”, che certifica un vigneto definito e limitato cartograficamente e attesta che le uve sono vinificate separatamente da anni.

Vigna estrema

Medesimo discorso per la vigna “estrema” di Elena Walch. «Kastelaz è estrema per tre aspetti – raccontano le sorelle – Per la pendenza al 63%, per l’assoluta esposizione a Sud e perché la vigna di 5 ettari è battuta dall’Ora, il vento che proviene con quotidiana regolarità dal Lago di Garda, e dai venti di montagna». Qui nascono il Gewürztraminer Vigna Kastelaz e il Merlot Riserva Vigna Kastelaz.

 

Una verticale di rango

Una casa vinicola che per vocazione punta su vigneti singoli e che nel rispetto del territorio imposta la sua identità produttiva. Su questa linea, nel corso della nostra visita, è stata organizzata una verticale di Gewürztraminer Vigna Kastelaz Alto Adige Doc. Annate 2020, 2018, 2010, 2008, 2003, 1995. Vini dotati di grande potenzialità di invecchiamento, caratterizzati da profondità, finezza ed eleganza. Una natura briosa che sa mantenere nel tempo tutti i suoi aromi.

Grande Cuvée

Tra i vini di peso di Elena Walch (produzione 2021 600 mila bottiglie per 30 referenze; quota export 50% in 70 Paesi) da ricordare anche le Grande Cuvée Beyond the Clouds e Aton, l’ultimo nato, presentato a fine 2021. «Beyonds the Clouds – puntualizzano Karoline e Julia Walch – racconta tutti i vitigni dell’Alto Adige. Prima annata 2000, è un blend di Chardonnay, 85%, e altri 3-4 vitigni. Ogni anno le uve migliori vengono vendemmiate tutte nello stesso giorno. Un vino complesso e raffinato. Di Aton Riserva Pinot Noir 2017 sono state prodotte 2.735 bottiglie da un appezzamento di 5mila metri di vigne vecchie. Un orgoglio del territorio, che rappresenta la massima espressione del Pinot Nero in Alto Adige».

 

Cambio di passo per il Lagrein

Un vino che per certi versi rappresenta la determinazione delle donne Walch è il Rosè 20/26, blend di Pinot Nero, Merlot e Lagrein. Un vino di grande successo. Le uve vengono pressate e vinificate insieme seguendo il Metodo Saignée che prevede che il mosto rimanga brevemente a contatto con le bucce fino a ottenere quel delicato colore rosé. In origine il Lagrein era al 30%, ma Julia e Karoline hanno dimezzato la percentuale, confermando che la risolutezza ponderata è un valore di famiglia.


Elena Walch
Hoferstrasse 1 – 39040 Tramin (Bz)
Tel 0471 860172

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Alberto Lupini


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