La sapienza degli Jasci Precursori del vino abruzzese

A Vasto (Ch) la famiglia Jasci produce vino dagli anni ’60, da quando Pasquale iniziò l’attività con la moglie Maria. Oggi è il nipote, Donatello, a portare avanti la tradizione anche lui con consorte

29 maggio 2019 | 13:00
di Alberto Lupini
In mezzo, è toccato alla generazione del figlio di Pasquale - Giuseppe con la moglie Irma - che nel 1980 ha dato la svolta all’azienda puntando fortissimo sul biologico. Proprio il “bio” è la peculiarità del vino che nasce dalla sapienza degli Jasci (i primi ad imbottigliare vino in Abruzzo a inizio anni ’70) i quali portano avanti il progetto con il consueto amore per il territorio e le sue caratteristiche, ma anche con una tendenza alla crescita e allo sviluppo che passa da tecnologie avanzate.


Una serie bottiglie Jasci

«Siamo cresciuti e continuiamo a farlo - ha ammesso Donatello Jasci - grazie alla tanta esperienza fatta sul campo e alla grande passione che da sempre ci lega alla viticoltura. Siamo costantemente presenti nel vigneto, vogliamo vivere direttamente le fasi della vite e quindi cercare di ascoltare le esigenze della vite stessa anche per poter porre rimedio al momento opportuno ed evitare problematiche in fase produttiva».


La cantina

Jasci produce 650mila bottiglie ogni anno, il 70% della sua produzione è a base di Montepulciano e si completa con Cerasuolo e Trebbiano. L’attenzione al bio e alla sostenibilità non si ritrova soltanto nei vini, ma anche nel modo di gestire l’azienda. L’attività riesce ad essere autosufficiente per l’80% del fabbisogno energetico necessario a mandare avanti la produzione che nasce da 50 ettari di vigneto posto tra i 100 e i 200 metri di altitudine.


Donatello Jasci

«Per noi - prosegue Donatello - lo sfruttamento della tecnologia nei vigneti è essenziale. L’ultimo investimento che abbiamo fatto è l'utilizzo di un sistema che ci consente di mettere in atto una vinificazione nettamente migliore dal punto di vista qualitativo, ma anche dal punto di vista del risparmio energetico in quanto si utilizza aria e non pompe che necessiterebbero di energia e stresserebbero il prodotto».

Tornando all’aspetto “bio” dei vini, Jasci può contare su tutte le certificazioni internazionali, compresa quella necessaria per la Cina, rara e molto rigida. «Il mercato estero - chiude Jasci - quando abbiamo iniziato col vino biologico era più pronto e quindi abbiamo favorito e sviluppato quello, ma tutti i mercati ormai sono pronti a recepire il prodotto biologico e noi vogliamo esserci».

Per informazioni: www.jasci.it

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Alberto Lupini


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