Vino, cultura e territorio Così rinasce il Soave

Gli addetti ai lavori ricordano quale fosse il valore e l’immagine affermata del vino Soave fino a circa 25 anni fa: un bianco beverino disponibile a scaffale a basso prezzo

22 maggio 2019 | 11:20
di Vincenzo D’Antonio
“Bastimenti” di vino Soave all’estero, specificamente negli Usa, e buon consumo interno, determinavano un equilibrio soddisfacente della domanda con l’offerta. Un successo quieto e costante che narcotizza le menti, le impigrisce impedendo di cogliere minacce incombenti come risulterà essere l’affollarsi dell’agone competitivo, con la presenza di emergenti agguerriti players sul mercato mondiale reso piccolo dall’evolversi della società digitale.


Sandro Gini e Aldo Lorenzoni

Galleggiamento e pigrizia in un ambito territoriale tra i più belli del Creato con la suadente dolcezza delle sue colline. E difatti datiamo l’uscita del vino Soave dal suo periodo grigio all’incirca all’anno 2009, anno dell'inizio di quello che definiremmo il Rinascimento del Soave. Intensa l'attività del Consorzio, attualmente governato dal presidente Sandro Gini e dal direttore Aldo Lorenzoni.

Soave che comincia a divenire il vino Soave, il territorio del Soave, il sistema Soave. Si tende al miglioramento continuo del prodotto perfezionando tecniche di coltura in vigneto, e nel rispetto di una secolare tradizione sopravviene la tendenza a riconsiderare un utilizzo in purezza della Garganega, a porre in condizione ancillare il Trebbiano di Soave e a bandire (finalmente) il Trebbiano di Toscana. Si individuano i cru, enfatizzandone le peculiarità.



Si migliora il processo di vinificazione in cantina. Ci si dota, innanzitutto a livello consortile, di competenze relazionali, anche vocate all’export, in linea con i nuovi scenari dettati dall’avvento dei social media. Così il Soave, così come esso ampiamente merita, esce dalla commodity e diviene a pieno titolo uno dei più prestigiosi bianchi a livello mondiale. Tre le opportune label: la Doc Soave, la Doc Soave Classico, la Docg Soave Superiore. Senza dimenticare, e come potremmo, la Docg Recioto di Soave, prima Docg di tutto il Veneto, ottenuto da uve Garganega appassite per diversi mesi sui graticci prima della pigiatura. E dopo dieci anni, in questo fatidico anno corrente si sta vivendo una seconda stagione rinascimentale del Soave in virtù di una vision che definiamo inclusiva/reticolare e sistemica.

Giunge puntuale ed illuminante a tale proposito quanto dichiara il Presidente del Consorzio, Sandro Gini: «Il progetto che il Consorzio sta portando avanti è ambizioso e in questo primo anno di lavoro del Consiglio d’Amministrazione del Soave ho trovato prima di tutto unità di intenti da parte di tutti gli attori della denominazione, siamo tutti più consapevoli del patrimonio che abbiamo tra le mani e soprattutto del fatto che spetta a noi preservarlo e valorizzarlo. Ognuno di noi ha il compito di lavorare, in coesione con gli altri, per portare lontano questa denominazione che rappresenta il vino bianco italiano nel mondo».

Per intendere la vision sistemica ritorniamo al fenomeno “trino”. Contemporaneamente ai miglioramenti attuati nei vigneti e nelle cantine, si attuano interventi sul territorio, valorizzandone il fascino e la bellezza sino a conseguire il riconoscimento della Fao di Patrimonio agricolo di Rilevanza Mondiale. Lucido e perseguibile, pertanto, l’intento di portare il Soave ad essere un sistema sempre più attrattivo, sia per gli emergenti flussi turistici, sia per gli investimenti strutturali di originale spessore. Ancora, con risultati già palesi ed apprezzabili, l’avvio di proposte di ecoturismo, laddove strutture di cantina, previo adeguamento, possano diventare anche b&b ed agriturismi anche grazie al progetto Volcanin Wine Park lanciato dall’area del Soave e dei Colli Berici.



La vision inclusiva/reticolare ha sua valorosa testimonianza nel progetto “work in progress” della rete dei vini vulcanici. Il progetto Volcanic Wines nasce con l'intento di promuovere le tipicità dei vini vulcanici italiani. Il vulcano continua ad incutere sacralità; luogo magico delle deità dove si intrecciano e coesistono paura e fascino.

Dai suoli vulcanici nascono grandi vini e tesserne rete, essa sapendo poi manutenere ed arricchire è cimento nobile quanto arduo e giammai casualmente il Consorzio Soave ne fa parte e ne è attore protagonista. Sentiamo a tale proposito cosa dichiara il direttore Aldo Lorenzoni: «Quello del Soave è sempre stato un percorso coerente basato su una identità forte, data dai suoli, dagli stili produttivi e dall’importante lavoro sulla sostenibilità che il Consorzio sta portando avanti. Il recente riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità ha sancito in modo chiaro questo percorso, certificando un territorio storico e che ha sempre provveduto a assicurare uno sviluppo sostenibile».

Tutto ciò, ma proprio tutto, comporta un riposizionamento, fortemente articolato, del vino Soave sul mercato domestico, sul mercato Ue e sugli altri importanti mercati extraeuropei, sia quello consolidato (Usa) sia quelli emergenti, fortemente attrattivi, affinché ne consegua un incremento di valore percepito e quindi un incremento del prezzo. Coerentemente a tutto ciò, il top management del Consorzio Soave sta abilmente facendo quella cosa saggia di cinese ispirazione: sta riparando il tetto adesso che c’è il sole.

Per informazioni: www.stradadelvinosoave.com

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Alberto Lupini


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