Xylella, fino a 5 anni di reclusione per chi non abbatte le piante infette

Chi non rispetterà le disposizioni sulla distruzione delle piante infette dalla Xylella, rischierà fino a cinque anni di reclusione. La norma è stata inserita nel Dl Semplificazioni approvato in Commissione al Senato

24 gennaio 2019 | 18:09
Il documento, nel quale è prevista anche una lunga serie di altre misure, approderà in Aula lunedì prossimo, ma ha già incassato il voto favorevole delle Commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici.



Per quel che riguarda la Xylella, è passata dunque la cosiddetta “stretta” nei confronti di coloro che finora si sono sempre rifiutati di applicare le norme sulla distruzione delle piante infette. D’ora in poi, dunque, le misure fitosanitarie ufficiali, o comunque derivanti da provvedimenti di emergenza fitosanitaria, "ivi compresa la distruzione delle piante", dovranno essere attuate "in deroga ad ogni disposizione vigente" e nel rispetto della normativa Ue, pena il rischio di un processo e di una condanna da 1 a 5 anni di reclusione.

Pronte sono arrivate le reazioni "politiche". «Sono le botti vuote quelle che cantano e, sulle norme per il contrasto alla Xylella, il governo ha dato l’ennesima prova di non conoscere la portata del problema e le ricadute che esso determina a cascata nei vari settori collegati al comparto olivicolo». A ribadirlo è il senatore Dario Stefàno (Pd) commentando quanto approvato nel Ddl semplificazioni.

«L’emendamento dei relatori votato nelle commissioni - commenta Stefàno - è un classico lavoro di manina 5stelle-leghista: da un lato la rigidità del Chuck Norris del Carroccio, col carcere a chi non rispetta le norme e l’ausilio della forza pubblica per entrare nei campi di cui non si è in grado di rintracciare il proprietario; dall’altro, l’incompetenza dei 5Stelle che  dimostrano ancora una volta di non conoscere gli aspetti più importanti e i problemi principali, nonostante l’argomento sia stato cavallo di battaglia delle loro campagne elettorali».

«La norma introdotta con la legge di bilancio attraverso un mio emendamento, che ora però si intende abrogare, tracciava il principio guida della semplificazione (per l’appunto) rispetto alle procedure di eradicazione in zona infetta (già infetta) in ossequio a quelle che sono le decisioni europee. Vogliono abrogare questa norma ritenuta necessaria da tutto il mondo olivicolo, ma nell’attuale proposta abrogativa non c’è nulla di ciò che servirebbe: nulla in fatto di modifiche alla Legge 14 febbraio 1951, n. 144 concernente il divieto di abbattimento di alberi di olivo (Legge Einaudi ancora in vigore); nulla in tema di gestione dell’emergenza in zona infetta, di eradicazione delle piante ornamentali ospiti del batterio, di cui tutte le strade del Salento sono piene; nulla su come un’attività vivaistica in zona infetta, priva di obblighi come nella zona cuscinetto, possa adeguare la propria attività. E nulla su come rendere più operativo il Piano Olivicolo Nazionale, che oggi più che mai sarebbe vitale per la rigenerazione dei territori distrutti».
«Ci sarebbe piaciuto leggere tutto questo - conclude Stefàno - in un decreto titolato “Semplificazione”, che invece eleva il nulla a testo normativo».

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Alberto Lupini


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