Biden presidente allontana i dazi Sollievo per l'export agroalimentare

Nel giorno dell'Inauguration Day (il 20 gennaio), le associazioni di categoria rilanciano il dialogo sul commercio fra le due sponde dell'Atlantico. Un interscambio che vale 5 miliardi di euro per l'Italia

20 gennaio 2021 | 16:40
Il giorno dell’avvicendamento ufficiale è arrivato: il 20 gennaio (Inauguration day) Joe Biden sostituisce Donald Trump alla guida degli Stati Uniti d’America. Un giorno atteso anche dalle associazioni di categoria dell’agroalimentare che tirano un sospiro di sollievo. Sulla carta, infatti, il nuovo inquilino della Casa Bianca dovrebbe allontanare il rischio di ritorsione tariffaria minacciato dall’ex-presidente.

Il mercato Usa vale 5 miliardi per l'agroalimentare italiano

Con l’entrata in carica di Joe Biden, infatti, sembra scomparire dall’orizzonte commerciale la minaccia dei dazi all’export agroalimentare nato in seguito all’affaire Boeing-Airbus e proseguito a causa delle tensioni sulla digital tax che dovrebbe entrare in vigore nel corso del 2021 (non solo in Italia ma anche a livello europeo).

Le reazioni delle associazioni di categoria
«L’agroalimentare è un settore particolarmente sensibile agli scambi commerciali, con un export che vale oltre 42 miliardi di euro nel 2020», ha precisato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino. E proprio gli Stati Uniti, con una crescita del +5,2% fra gennaio e novembre dello scorso anno, rappresentano un mercato strategico per l’Italia dal valore di circa 5 miliardi di euro. «Proprio per questo, ci auguriamo che la nuova amministrazione Biden segni un ritorno al dialogo e al multilateralismo, attraverso accordi e decisioni condivise al fine di sorpassare l’incubo dazi doganali e ampliare le opportunità di creare ricchezza attraverso l’export, prima di tutto quello agroalimentare», ha concluso Scanavino.

Export non solo italiano, ma anche europeo. Il 12% delle esportazioni agroalimentari dell’Ue sono destinate al mercato Usa a cui fa da contraltare un import dell’8%. Percentuali dietro cui si nasconde un calo di 1,2 miliardi di euro nel valore dell’interscambio fra le due coste dell’Atlantico nel periodo gennaio-agosto 2020 (rispetto allo stesso intervallo di tempo del 2019).

Sulla stessa linea anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: «C’è la possibilità di rilanciare un dialogo costruttivo». D’altronde, i temi di cui discutere, dopo un 2020 difficilissimo, non mancano. Da ottobre 2019, per esempio, sono sottoposte a un dazio aggiuntivo del 25% le esportazioni italiane di formaggi, agrumi, salumi e liquori destinate al mercato Usa, per un valore complessivo di circa 500 milioni di euro.

Altra questione di rilievo internazionale riguardo la direzione del Wto (World trade organization), l’organizzazione internazionale del commercio. «I contrasti tra Ue e Stati Uniti – ha ricordato Giansanti – hanno finora impedito la nomina del nuovo direttore generale del Wto e la mancata designazione dei rappresentanti statunitensi sta bloccando da tempo l’attività dell’organo di appello per la risoluzione delle controversie. L’Organizzazione è di fatto paralizzata».

I dati
Per comprendere ancora più a fondo l’importanza dell’avvicendamento alla presidenza Usa e le implicazioni a livello commerciale, basta approfondire i dati. Detto che le esportazioni agroalimentari italiane sono valse 42,2 miliardi di euro nel periodo gennaio-novembre 2020, il tasso di crescita è stato del +1,3% (percentuali da sogno se si considera, per esempio, la performance del Pil italiano nel 2020: -9,5%). Al contrario, le importazioni hanno toccato quota 39,4 miliardi di euro. Il tutto per una bilancia commerciale in surplus di circa 3 miliardi di euro che certifica un trend ormai avviato dieci anni fa e che vede l’Italia come esportatore netto di prodotti agroalimentari.

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Alberto Lupini


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