Chi dice che la sharing economy è al tramonto? Per turismo ed agroalimentare è il futuro...

Dopo la pandemia, la formula della condivisione è in ripresa soprattutto a livello di trasporti (dalle auto alle merci). Aerei ed e-commerce alla base di un trend che si riteneva ormai in crisi. Se AirBnb è stata azzoppata dal covid, altre attività si sono invece sviluppate

09 gennaio 2022 | 16:53
di Vincenzo D’Antonio

Granitica per circa 30 anni, poi vacillante e poi del tutto demolita, la definizione di “economia industriale” e con essa di “società industriale”, funse da sicuro ancoraggio per quanti anelavano ad etichettare quel tempo. E da circa 30 anni a questa parte con la scomparsa dell’economia industriale, si susseguono varie etichette volte a marcare la caratteristica prevalente del momento attuale. Di suo, la pandemia sta concorrendo a sparigliare le carte. E sempre di suo, la pandemia ha posto in ombra la sharing economy (l’economia della condivisione). Almeno così appare. Ma se poi proprio così non fosse?

Condividere un viaggio, per lavoro o turismo

La sharing economy è come detto l’economia della condivisione. Se un’automobile ha quattro posti, occuparla in una/due persone comporta spreco. È vero. Ci si accorda, individuate armonie di orari e di destinazione, per occuparla in quattro: massima efficienza e conseguente diminuzione di costi, oltre a benefici per la salute del pianeta: questa è sharing economy.

Ovviamente la sharing economy non è solo questo. È ben altro e ha comportato la visione originale della condivisione, di fatto sancendo la non ineludibilità dell’utilizzo di strutture alberghiere ai fini di un soggiorno di vacanza. Caso emblematico AirBnb, il colosso mondiale degli affitti di breve periodo in alloggi domestici. In funzione derivata è sharing economy anche il caso di Uber, de facto il superamento del servizio taxi tradizionalmente inteso con la figura del tassista di mestiere, e lo sguardo, invece, al conducente che al verificarsi di condizioni hic et nunc, essere qui adesso, con tutte le necessarie garanzie, pagamento incluso, accetta passeggero per condurlo a destinazione convenuta.

E non dimentichiamo che in un concetto più ampio, oggi le città si stanno riempiendo di mobilità in sharing, dalle bici alle e-bike, dalle auto ai motocicli, con non pochi cambiamenti nella mentalità complessiva delle comunità.

La pandemia ha azzoppato le proposte sharing

Lockdown, zone policrome, mascherina, distanziamento, green pass, green pass rafforzato, tampone prima, tampone durante, tampone dopo, suvvia sono intralci davvero gravosi a ché il concetto stesso di share, ovvero di condivisione possa permanere nella sua virtuosa attuazione. Siamo già al tramonto della sharing economy. E se così non fosse? Riproponiamo l’interrogativo, risolleviamo il dubbio.

Dal traffico aereo merci la conferma del modello sharing

Focalizzandoci sulla mobilità, elemento tra quelli fondanti la sharing economy, analizziamo i dati del traffico aereo. Autorevole ed ufficiale la fonte: ENAC. I dati sono relativi al primo semestre dell’anno 2021 ed ovviamente le comparazioni con i due anni precedenti sono per lo stesso periodo. In breve, con l’elogio dell’approssimazione, ecco cosa notiamo.

Negli aeroporti italiani, i passeggeri nel 2021 (primo semestre, e così per i dati successivi) sono stati circa 16milioni, a fronte dei circa 27milioni del 2020 e dei circa 89milioni (!) del 2019, quando la pandemia non c’era ancora. Quindi decremento del 39% circa 2021 su 2020 e dell’82% circa 2021 su 2019: una catastrofe!

Questi i dati del trasporto passeggeri negli aeroporti italiani. Ma gli aeroplani trasportano non solo passeggeri, ma anche merci. Sì, il trasporto cargo. Analizziamo allora, ad invarianza di periodi di osservazione, il trasporto merci. Qui non si contano i passeggeri, ovviamente. Si contano le tonnellate.

Anno 2021 (sempre primo semestre, sia chiaro): 507mila tonnellate circa, a fronte di 369mila tonnellate circa nel 2020 e 515mila circa nel 2019. Ovvero? Ovvero un incremento del 38% anno 2021 su anno 2020 ed un decremento irrisorio, appena il 2% circa anno 2021 su anno 2019, l’anno in cui la pandemia non c’era ancora. Quale lettura ne consegue? Sono considerevolmente diminuite le persone che viaggiano. Non sono diminuite le merci che circolano nel pianeta, dai luoghi di produzione ai luoghi di consumo.

Facciamo questa precisazione da luogo di produzione a luogo di consumo e non consideriamo i luoghi di trasformazione e di smistamento in quanto in queste condizioni b2b ci si avvale in prevalenza (ma non totalmente) del trasporto marittimo.

 

E le merci viaggiano in condivisione  anche in tutti gli acquisti di e-commerce

Quindi, in sintesi: a fronte di una diminuzione drastica della mobilità delle persone assistiamo ad una tenuta della mobilità delle merci.

Le merci, riflettiamoci insieme, adottano la sharing economy. Avete presente il furgoncino Amazon che vi consegna il plico che contiene quanto avete comprato l’altro ieri  Ecco, quel plico non era l’unico plico che occupava il capiente vano merci del furgoncino. No, era in share con altre svariate decide di plichi. Fattor comune: la stessa zona di consegna.

E come si può allora trarre beneficio dalla sharing economy delle merci?

Appropriandosene per quanto possibile e così vivere un nuovo senso di community e di acquisti sodali. La pandemia, non dimentichiamolo, scoraggia quando addirittura non vieta, gli assembramenti, ma non le relazioni garbate tra le persone!

Tanti vantaggi, a partire dalle vendite dell’agroalimentare “in condivisione”

 Ricorriamo ad un esempio. Sono in procinto di acquistare on line 5 bottiglie di Barolo DOCG. Ho deciso di acquistarne cinque perché di più non me ne servono e perché voglio stare nel mio budget. E va bene, suvvia, mi convinco. Ne compro 6, ovvero un cartone. Stai a vedere se il problema adesso è una bottiglia. Ma, un momento . . . sul sito del produttore, mi occhieggia una proposta di miglior favore: se ne compro 12 non pago le spese di spedizione e se ne compro 18 non solo non pago le spese di spedizione, ma mi si abbassa il prezzo unitario. Ah, questa poi. . . se ne compro 30 ricevo anche un cavatappi ed un grembiule in omaggio. Sì, ma 30!! Scatta l’acquisto sodale di community. Via app, via WhatsApp, via Telegram, ma anche con invio di mail di gruppo, comunico questa opportunità alla mia community: rispondetemi con adesione entro domani e così faccio l’acquisto. Un momento, mentre io faccio ciò, ricevo una proposta di acquisto di pet food, mi interessa, è vantaggiosa, aderisco!

Ci rendiamo conto di quanti casi ancora potremmo descrivere? Ma soprattutto ci rendiamo conto dei benefici al portafoglio e tutto sommato alla qualità della vita, che un modello di comportamento di tal genere arreca?!?

Se non è sharing economy secondo la sua accezione nativa, diciamo che ne è utilizzo derivato, frutto di creativa arguzia e di attenzione ai costi complessivi.

Ergo, la sharing economy non è morta, tutt’altro. Forse è evoluta!

 

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