Il Covid si combatte anche in hotel «Ma servono indennizzi più elevati»
Il titolare dell'unico albergo a disposizione della pandemia della Bergamasca dice: «Non possiamo accogliere da soli le richieste e nessuno mette a disposizione personale medico»
17 novembre 2020 | 06:40
di Sergio Cotti
I primi ospiti alla Muratella
In Italia disponibilità a macchia di leopardo
La realtà è però ben diversa dalle aspettative, perché se è vero che ogni Regione sta cercando strutture dove alloggiare le persone contagiate, e che Federalberghi, anche di recente, ha garantito il suo appoggio per trovare spazi a sufficienza, la disponibilità degli albergatori a mettere a disposizione i loro hotel è ancora assai limitata. La situazione in Italia si presenta un po’ a macchia di leopardo: l’onere della ricerca è lasciata alle Regioni, che a loro volta si affidano alle aziende sanitarie provinciali, con risultati altalenanti. Se nel Lazio sono attivi ad oggi circa 15 Covid hotel, in Lombardia le strutture già operative si contano sulle dita di una mano, per non parlare della Campania, dove al momento un solo albergo ha riaperto in questa modalità. Un centinaio i posti a disposizione, invece, in tutta la Sardegna.
Ma cosa frena gli albergatori, che pure sono per la maggior parte chiusi? Senz’altro non la mancanza di possibili ospiti. Nella provincia di Bergamo, una delle più colpite d’Italia e d’Europa dalla prima ondata di contagi, solo un albergo, L’Antico Borgo La Muratella di Cologno al Serio, ha risposto all’appello della locale Ats; lo stesso che aveva già ospitato decine di persone questa primavera, a titolo gratuito.
Gianluca Marcucci e il suo staff
Il problema della gestione delle richieste
A spiegare qual è la situazione è il titolare dell’hotel, Gianluca Marcucci: «C’è innanzitutto un problema di gestione dei flussi - spiega - A noi arrivano tante richieste da singoli cittadini, che non possiamo accogliere, perché tutta la procedura deve passare attraverso l’Ats competente, che però non può avere il controllo totale della situazione. Detto questo, nessuno si preoccupa di fornire agli alberghi un supporto medico o infermieristico. L’ipotesi di poter accogliere solo persone asintomatiche è pura utopia e senza un’équipe di medici e operatori sanitari, per noi sarebbe stato impossibile ospitare la maggior parte delle persone che attualmente soggiornano nel mio albergo».
La tariffa: 80 euro al giorno per paziente
Il titolare della Muratella si è dunque dotato di un pool di 7 persone tra medici, infermieri e assistenti socio-sanitari che garantiscono assistenza e cure 24 ore su 24. Ma tutto questo ha un costo aggiuntivo, non riconosciuto dalla Regione, che va a gravare ancora di più sulle tasche degli imprenditori. In Lombardia il ristoro è di 80 euro al giorno per paziente, di cui oltre la metà finisce in spese fisse. È evidente che, alla fine del mese, il ricavo è pressoché nullo, a fronte di responsabilità non indifferenti. «A noi non interessa guadagnare – dice ancora Marcucci – è un servizio che offriamo al territorio con spirito di solidarietà. Certo, per rendere più sostenibile (e appetibile, ndr) questa iniziativa per gli albergatori, servirebbero indennizzi più elevati, almeno di 20 euro in più al giorno per paziente».
Roberta Cattaneo insieme a un suo collaboratore
La domanda è elevata: al momento 30 persone, solo 6 bergamasche
Oggi gli ospiti presenti alla Muratella sono una trentina, a fronte di 56 posti disponibili, «ma ci aspettiamo di riempirli in fretta, perché la richiesta è elevata», aggiunge Marcucci. Anche perché, con questo tasso di riempimento, l’albergo rischia di rimanere aperto in perdita. Di queste 30 persone, solo 6 sono bergamasche, le altre arrivano dagli ospedali del territorio, ma sono residenti in altre province della Lombardia, a riprova di come in questa seconda ondata – a differenza della prima – è la Bergamasca ad offrire il suo aiuto ai pazienti che arrivano da lontano. «Il nostro ruolo – spiega Roberta Cattaneo, giovane medico che coordina l’équipe della Muratella – è quello di rassicurare queste persone, fare loro compagnia e aiutarle. Purtroppo hanno spesso bisogno di un’assistenza, per quanto minima, di tipo medico-infermieristico, per situazioni che nella maggior parte dei casi non sarebbero in grado di gestire da soli».
La sanificazione di una stanza
Il "nodo" della reputazione: igienizzare e sanificare è fondamentale
C’è poi un altro aspetto tutt’altro che secondario, che fa da deterrente all’apertura dei covid hotel: «Quando abbiamo riaperto, in estate – dice ancora Marcucci – abbiamo fatto molta fatica a convincere i nostri clienti che il nostro hotel fosse davvero sicuro. La sanificazione è fondamentale, ai tempi ci siamo affiati a una società esterna, poi ci siamo dotati di un’apparecchiatura molto sofisticata che utilizziamo per igienizzare e sanificare tutti gli spazi del nostro hotel».
Altra fatica e altre spese non indifferenti per gli albergatori, che poi temono di essere etichettati come dei “lazzaretto” o, nel migliore dei casi, come dei luoghi non sicuri, in cui è più facile entrare in contatto con il virus.
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Alberto Lupini